Lantimafia europea
Il Parlamento europeo ha approvato l’istituzione di una commissione parlamentare speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro. La proposta era stata avanzata un anno fa da Sonia Alfano, europarlamentare dell’Italia dei valori, figlia del giornalista siciliano Beppe Alfano, ucciso nel 1993 dalla mafia, a causa delle sue accurate inchieste che andavano dritte al centro delle illegalità mafiose, e che quindi dovevano velocemente cessare per non disturbare i traffici illeciti.
L’idea della Commissione parlamentare europea antimafia all’inizio sembrava un sogno. Poi altri deputati hanno accolto e sostenuto il progetto, che si completerà alla fine di marzo con la nomina dei 48 componenti, che saranno in carica per un primo anno di rodaggio, e poi eventualmente riconfermati. Quasi certamente la presidente sarà la stessa Alfano, che è stata l’unica relatrice del progetto su cui ha investito molte validissime energie.
Il modello a cui si attinge è tutto italiano: la commissione infatti avrà il potere di accertare la presenza di infiltrazioni mafiose nell’economia, nelle amministrazioni e nelle finanze di tutta Europa e potrà quindi proporre al Parlamento europeo l’adozione di norme antimafia, antiriciclaggio e anticorruzione. Potrà giungere a proporre anche quegli stessi strumenti che sono capisaldi nella legislazione italiana: il riconoscimento dell’associazione di stampo mafioso e il cosiddetto carcere duro (cioè i famosi articoli 41 bis e 416 bis).
Unanime il consenso dei magistrati antimafia italiani e di molte voci politiche. L’approvazione della commissione col voto favorevole della stragrande maggioranza dei parlamentari, lascia chiaramente vedere che oggi la presenza delle mafie non è intesa come fenomeno tipicamente ed esclusivamente italiano ma, purtroppo, quale piaga che sta infestando anche Paesi oltralpe, che sino a poco tempo fa se ne ritenevano completamente immuni.