L’Antigone di Federico Tiezzi

Negli appuntamenti della settimana, il teatro comico di Goldoni, l’Antigone attualizzata di Sofocle, il grande romanzo ottocentesco di Alexander Dumas fils, lo Stabat Mater laico di Tarantino, la voce di Peppino Impastato, il balletto classico con Don Chisciotte

L’Antigone di Federico Tiezzi

Andando dritto al cuore dello scontro tra l’eroina, che si fa portatrice dei valori della legge naturale, e Creonte, che rappresenta la legge degli uomini, Federico Tiezzi ambienta il dramma in una sorta di ospedale-obitorio, dove due donne, Antigone e Ismene, spinte dal sentimento della pietà, sono venute per trafugare il corpo del fratello, portarlo via e seppellirlo. I letti sono occupati da cadaveri, la guerra tra Tebe e Argo si è appena conclusa ed ecco che i corpi del Coro prendono vita, tornati per obbedire a Creonte, re condottiero metafisico e politico angosciato che, sospeso a mezz’aria sul suo trono, domina sui morti e sui vivi. Al cuore della tragedia lo scontro tra Antigone e Creonte: da un lato i valori religiosi e gli affetti del clan familiare, dall’altro le esigenze dell’ordine pubblico. La figura e i temi sono da sempre attuali, infatti innumerevoli le riscritture, le traduzioni, i melodrammi e i fumetti ispirati alla vicenda: la ragazza che si ribella al potere, perché vuole seppellire il fratello in nome delle leggi religiose e del rispetto del ghenos familiare, è l’eroina che assurge a simbolo di chi rivendica i diritti dei più deboli. L’opera è anche la tragedia di Creonte, l’uomo cui il destino ha affidato il compito di governare e di far rispettare le leggi. “Antigone”, di Sofocle, traduzione Simone Beta, drammaturgia Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, regia Federico Tiezzi, con Ivan Alovisio, Francesca Benedetti, Marco Brinzi, Carla Chiarelli, Lucrezia Guidone, Lorenzo Lavia, Sandro Lombardi, Francesca Mazza, Annibale Pavone, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Massimo Verdastro; scene Gregorio Zurla, costumi Giovanna Buzzi, luci Gianni Pollini. Produzione Teatro di Roma–Teatro Nazionale e Compagnia Lombardi Tiezzi. A Roma, Teatro Argentina, dal 27/2 al 29/3.

Lo Stabat Mater laico di Maria Paiato

È dallo Stabat Mater di Pergolesi che Antonio Tarantino prende a prestito il nome, la figura della Madre e la tematica del dolore, nutrendo poi il testo drammaturgico con ombre del proprio immaginario. Nella sua opera teatrale, infatti, la figura epica della Madre del Cristo è resa attuale e trasferita sulle rive della realtà e del tempo presente. La Madre di Tarantino è una ragazza-madre. Il padre di quel figlio che lei attende è sposato con un’altra. Il figlio che è stato generato, seppure di grande intelligenza, viene arrestato in quanto terrorista. Una Madre nel dolore e nell’attesa del dolore, che si strugge di avere notizie del figlio e anche di quel padre generante, associato all’ipotesi d’amore e di coppia; una figura dissoluta, traditrice, desolante per miseria, come lo sono tutti i personaggi convocati, e che resta assente.

“Stabat Mater. Oratorio per voce sola”, di Antonio Tarantino, regia Giuseppe Marini, con Maria Paiato, scene Alessandro Chiti, costumi Helga Williams, musiche originali Paolo Coletta, disegno luci Javier Delle Monache. Produzione Società per Attori. A Roma, Piccolo Eliseo, fino all’11/3.

Il teatro comico di Goldoni

Attore, autore e regista, Roberto Latini cura la sua prima regia in una produzione del Piccolo, con una compagnia inedita e un Goldoni, che, nelle sue intenzioni, ha il sapore di un Pirandello ante litteram. E’ il Novecento stesso, infatti, le sue contraddizioni, ma anche le sue scintillanti consapevolezze, che il regista intuisce brulicare in quest’opera, alle basi stesse del teatro moderno. Il teatro comico, lo dice Goldoni, è Commedia che si pone come prefazione di tutte le sue Commedie e, nella lettura di Latini, prefazione di modernità, coscienza rivoluzionaria del teatro stesso. “Un autore che – dice il regista – ha preso il passato per andare avanti”.

“Il teatro comico”, di Carlo Goldoni adattamento e regia Roberto Latini, con Roberto Latini, Elena Bucci, Marco Sgrosso, Marco Manchisi, Stella Piccioni, Marco Vergani, Savino Paparella, Francesco Pennacchia; luci Max Mugnai, scene Marco Rossi, musiche e suono Gianluca Misiti, costumi Gianluca Sbicca. Produzione Piccolo Teatro di Milano- Teatro d’Europa – Teatro d’Europa. A Milano,  Piccolo Teatro Grassi, fino al 25/3.

La voce di Peppino Impastato

Nell’ambito della terza edizione della rassegna teatrale “Palco Off” dedicata ad “attori, autori, storie di Sicilia”, lo spettacolo racconta la vita del giornalista, attivista e poeta italiano ucciso dalla mafia nel 1978. “Peppino è un personaggio che è sempre stato trascurato – scrive l’autore e regista Pierpaolo Saraceno -. La sua storia è spesso stata rivisitata con qualche accorgimento che per fini di spettacolo ne hanno risaltato immagini non troppo veritiere o conformi alla realtà. Parlando con il fratello, Giovanni, e raccogliendo fonti e pensieri sparsi tra chi era realmente vicino all’ambiente di Radio Aut in quegli anni, abbiamo deciso di denunciare ciò che concretamente e moralmente Peppino rappresentava per la sua gente, utilizzando la sua stessa ironia nel fare nomi e raccontare cose ed evidenziando il lato umano della sua creazione, attraverso la quale riusciva ad esprimersi e farsi sentire.

“La voce di Peppino Impastato” di con Pierpaolo Saraceno e Mariapaola Tedesco, produzione Compagnia Onirika del Sud. A Milano, Teatro Libero, dal 23 al 25/2.

La Signora delle Camelie

Il romanzo di Alexander Dumas fils, capolavoro della letteratura francese dell’Ottocento, che alla sua prima apparizione sconvolse l’immaginario collettivo, è un viaggio nel profondo dell’animo umano, ove le contraddizioni più aspre si fondono, per restituire un’immagine del mondo vividamente controversa. Il personaggio è ispirato a Marie Duplessis, celebre cortigiana parigina divenuta contessa di Perrégaux. “Metterlo in scena – dichiara il regista Matteo Tarasco – vuole essere un tentativo di riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica. Dobbiamo ricordare che le parole sono potenze che esercitano su di noi un potere invisibile, le parole hanno effetti blasfemi, creativi, annientanti, ma anche protettivi, persuasivi, le parole possono cauterizzare le ferite del cuore. Dumas Fils crede alla sottomissione della psicologia alla fisiologia. Ha scelto di raccontare le storie di personaggi completamente sopraffatti dai nervi e dal sangue, spinti ad agire nella vita dalla fatalità della carne”.

“La Signora delle Camelie” da Alexander Dumas fils, adattamento, scene e regia Matteo Tarasco, con Marianella Bargilli, Ruben Rigillo, Carlo Greco, Silvia Siravo, musiche Mario Incudine, luci Gigi Ascione. Produzione Gitiesse Artisti Riuniti. A Roma, Teatro Quirino, dal 27/2 all’11/3.

 Don Chisciotte a Palermo

Un grande classico del balletto russo ottocentesco, del coreografo Marius Petipa con le musiche di Ludwig Minkus, è il primo titolo di balletto della stagione 2018 del Teatro Massimo.  Venne rappresentato per la prima volta nel 1869 al Teatro Bol’šoj di Mosca, conobbe poi una seconda versione nel 1871 per il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. La storia è ispirata ad alcuni capitoli del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes: il “cavaliere dalla trista figura” e il suo scudiero Sancho Panza sono infatti testimoni della storia d’amore tra il giovane Basilio e la bella Kitri, alla quale il padre vorrebbe imporre un ricco sposo. Nel ruolo di Kitri Olesja Novikova, prima ballerina del Balletto Mariinskij di San Pietroburgo, e accanto a lei nel ruolo di Basilio Leonid Sarafanov, primo ballerino del Balletto del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo.

“Don Chisciotte”, coreografia originale di Petipa ripresa da Lienz Chang, direttore Aleksej Baklan Orchestra del Teatro Massimo, Corpo di ballo del Teatro Massimo. Allestimento dell’Opera di Tbilisi con scene e costumi di Vyacheslav Okunev. Al Teatro Massimo di Palermo, dal 20 al 25/2.

 

 

 

 

 

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