L’annuncio della Parola

C’è una caratteristica della nuova evangelizzazione, messa in evidenza dal papa nel suo magistero, che dice: La nuova evangelizzazione sarà efficace se saprà proclamare dai tetti quanto ha prima vissuto nell’intimità col Signore. Proclamare dai tetti che significa? Penso voglia dire semplicemente il nostro dovere di non solo vivere, ma anche annunciare agli altri la Buona Novella. Del resto, in un altro discorso Giovanni Paolo II sottolinea che non si può evangelizzare se prima non si evangelizza sé stessi, se non si è personalmente oggetto di evangelizzazione . Tuttavia quel proclamare dai tetti può indurci a pensare ai luoghi con maggior irradiazione, più importanti e prestigiosi, e soprattutto a evangelizzare con i più potenti mezzi di comunicazione moderni. Noi seminiamo la Parola da sessant’anni negli incontri più vari e la annunciamo dovunque sul nostro pianeta, usando anche i mezzi moderni. E l’abbiamo portata sin dall’inizio, in posti di rilievo: nei Parlamenti, ad esempio, o in istituzioni mondiali, come è stato per l’Onu o l’Unesco… Oppure in università statali o della chiesa o in curie generalizie, ecc. E allora non ci resta che continuare ad evangelizzare in tutti i modi.Ad esempio, riceviamo ogni mese una Parola di Dio commentata. Che fare? Viviamola noi intanto, e poi creiamo dovunque occasioni d’incontro con le persone anche appena conosciute, ma che pensiamo sensibili al nostro ideale cristiano. Succederà allora come ai primi tempi del movimento, quando la gente al di fuori si meravigliava di vedere sorta – quasi un miracolo -, al posto di una Parola letta e magari meditata, una comunità cristiana vivente che continua a crescere per il bene di tanti e a gloria di Dio. Pensiamoci in questo momento ed operiamo in questo senso: è nuova evangelizzazione, quella che il Santo Padre vuole anche da noi. Ci renderemo conto di fare una cosa grande, gradita a Dio e attesa dall’umanità. Infatti, possiamo affermare che la Parola di Dio, una volta seminata in buon terreno, non solo attecchisce splendidamente, ma lo fa in modo sorprendente e duraturo. Ne ho avuto ulteriore conferma in questi giorni. Un nostro padre del Pime era stato per molti anni in Brasile, in un paese del Mato Grosso, un posto sperduto dove aveva comunicato alle persone l’ideale dell’unità, e la Parola naturalmente. Trasferito da alcuni anni in un’altra città, dovendo tornare in quel paese del Mato Grosso per qualche giorno, pensava che l’entusiasmo che aveva notato in quella gente per la Parola si fosse col tempo smorzato. E invece che cosa ha trovato? Una comunità di settanta persone, che lo hanno accolto con gioia, preparandogli un week-end d’incontri. Alcuni hanno raccontato varie esperienze – in quell’occasione – e tra esse quella di una tribù indigena col loro capo di ottant’anni, che è sempre stato presente regolarmente per l’incontro della Parola di vita. E questo fatto non è certamente il solo.Anzi! So di un gruppo di persone di una nazione europea, che, raccolto attorno alla Parola di Dio venti anni fa, era poi rimasto per certe circostanze un gruppo isolato. Ebbene, rivisitando la città dopo così tanto tempo, lo si trovò ancora vivissimo. Tutto questo ci fa capire meglio Isaia quando dice: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, (…) così sarà della parola uscita dalla mia bocca; non ritornerà vuota a me (…) senza avere compiuto ciò per cui io l’ho mandata (Is 55,10-11).

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