L’anno santo e il perdono
Innanzi tutto il papa si rivolge ai cristiani che vuole introdurre all’incontro con la misericordia di Dio: «È mio desiderio infatti che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace».
Il giubileo della misericordia non quindi come costruzione di grandi opere per vuote ambizioni, ma come grande celebrazione spirituale che nasce dalla conversione, dalla penitenza e dalla domanda di perdono.
Poi il papa ricorda quanti non potranno andare alle cappelle, o nelle chiese, perché malate, anziane, sole, non in condizione di uscire di casa. Il papa chiarisce che otterranno la grazia del giubileo ricevendo la comunione, partecipando alla messa, seguendo i vari mezzi di comunicazione. Sarebbe bello che chiese e cappelle non avessero scalini e fossero accessibili per chi vive in una carrozzina.
Poi il papa ricorda i reclusi: «nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della porta santa, perchè la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienze di libertà».
Davvero Dio e la sua misericordia abitano nel carcere, nelle celle, dietro le sbarre e il suo volto di misericordia rivela e consegna la forza del perdono e del rinnovamento spirituale e civile. Il papa parla anche della possibilità di una grande amnistia per tutti coloro che desiderano riprendere in mano la loro vita nel servizio al fratello.
Il pontefice insiste anche nel dare attuazione alle opere di misericordia spirituale e corporale. La grazia del giubileo come grazia dell’incontro con i più piccoli dei fratelli, con gli affamati, gli assetati, i malati, i pellegrini, i carcerati, con quelli che sono per noi il volto di Gesù. Questi segni, questi incontri sono causa ed effetto della conversione prodotta dall’incontro di Gesù, il volto di misericordia di Dio.
In questo contesto si pone la questione dell’aborto. Il papa dice parole profondissime: «Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri invece pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso in modo particolare a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al sacramento della confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre».
Un testo bellissimo, in cui il papa si carica delle sofferenze delle donne, parla di dramma esistenziale e morale, parla del cuore delle donne segnato da cicatrici, da sofferenze mai, mai del tutto sanate, ma parla anche di verità e di perdono.
Il perdono è perdonare l’imperdonabile. Gesù sulla croce nella sua preghiera si rivolge al Padre: Padre perdona loro quello che fanno. Il perdono è il punto alto della misericordia di Dio. È in forza del perdono di Dio, che possiamo perdonare.
E il papa, in questo passaggio, sana il conflitto tra la Chiesa e le donne, riconoscendo una qualche responsabilità nelle loro cicatrici, spesso frutto di un pregiudizio che ha portato la usare più la verga della dottrina che la medicina della misericordia.
Per questo è stata data dal papa a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono perdono. Infine, a indicare che dal perdono giubilare nessuno è escluso, il papa permette ai sacerdoti della fraternità di san Pio X di confessare validamente chi si rivolgerà a loro.
Ecco la forza straordinaria del perdono, che è il cuore stesso di Dio e di questo giubileo della misericordia. Con questa lettera, tutti sono coinvolti. Non si tratta di praticare riti, ma di lasciare operare in noi la potenza della resurrezione, che è più forte di ogni legge, di ogni prescrizione, di ogni principio, perché è la forza inerme di Dio che trasforma i cuori di pietra in cuori di carne.