L’Anno giubilare per Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza
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Si è celebrato proprio in questi giorni, il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza. Papa Francesco ha invitato a Roma «insieme ai loro famigliari, tutti gli appartenenti alle forze militari e alle forze di polizia, i vigili urbani, gli operatori di sicurezza, i veterani, le diverse associazioni militari, accademie militari, cappellanie e ordinariati militari». Un lavoro che li porta quotidianamente a contatto con le persone, li impegna in un ascolto attento e un servizio al cittadino. È l’esperienza di Cesare, che da circa 24 anni lavora come vigile urbano, dopo avere fatto una breve esperienza nella Polizia di Stato. «Avevo anche fatto l’anno da militare nei Carabinieri, quindi è una cosa che mi ha da sempre attratto», spiega.
Qual è la sua esperienza quotidiana a contatto con le persone?
Mi sembra che ci sia una costante ricerca di attenzione buona da parte della gente, un bisogno di essere considerata. Quello che sento è la necessità di essere ascoltati, che qualcuno possa veramente, a volte, solo essere ascoltato. Come cittadini abbiamo la possibilità di accedere a tante informazioni, troppo spesso però queste informazioni non sono chiare a tutti, quindi quello che ci chiedono molto spesso è un chiarimento breve, capire e anche vedersi risolvere alcune piccole o grandi problematiche quotidiane.
Riscontro che poi a volte basta un po’ di ascolto, un po’ di cortesia e addirittura chi ci contatta rimane quasi “spiazzato” da questo, sembrerebbe assurdo ma evidentemente oggi manca questo al cittadino, quindi proviamo a metterci qualcosa di personale in questa direzione. Una cosa che mi motiva tantissimo è quella di sentire che c’è gente che si stupisce di essere ascoltata ed essere trattata così come dovremmo essere trattati tutti, con un po’ di attenzione, di cortesia e soprattutto alla ricerca della soluzione di quello che spesso è anche un piccolo problema. Questa è la fonte, il motivo quotidiano per dire: «Ok, torno volentieri al lavoro domani perché spero di poter dare una mano a qualche altro».
In questo momento in quale ufficio svolge il suo lavoro?
Ora sono nell’ufficio Verbali, per la gestione delle sospensioni brevi per le patenti. È proprio un argomento nuovissimo, la riforma del Codice della Strada è entrata in vigore a dicembre scorso. È una cosa nuova che genera tutta una serie di problematiche nuove da gestire. Arrivo qui dopo un paio di anni nella sala operativa dove c’è la gestione della richiesta di intervento da parte del cittadino, una sorta di front office telefonico per questioni di ogni genere.
Lei è marito e padre. Come padre la preoccupano tante problematiche che riscontra nella realtà giovanile, anche relativamente ai giovani alla guida? Come vive tutto questo?
Mi preoccupa, come credo preoccupi qualunque genitore, non sapere quanto avrà percepito mio figlio della gravità dell’azione che uno compie e di quella che è la conseguenza pesante che ne deriva, giustamente appesantita, per dare un segnale forte e dire ad esempio: “Basta, non si può morire, causare seri danni all’altro per il fatto che siamo perennemente al telefonino!”. Sono fortemente preoccupato perché mi chiedo quanto chi mi sta intorno, non solo i miei figli, percepisce questa cosa non essendo del mestiere. Noi viviamo tutta una serie di cose legate anche agli incidenti stradali. Frequentemente dico che forse bisognerebbe far vedere nelle scuole guida tutta una serie di video delle cause che generano gli incidenti stradali in maniera seria perché quello forse può aiutare ad educare…
Pensa si riesca a trasmettere il rispetto delle regole?
Ero arrivato da poco al lavoro attuale e, vedendo uscire dei bambini da una scuola elementare perfettamente allineati a quelle che devono essere le buone abitudini per quanto concerne il Codice della Strada, ad esempio l’attraversamento, ho pensato che il corso di educazione stradale che sapevo esserci stato in quella scuola, aveva funzionato. Erano gli adulti, i genitori in quel caso a non dare il buon esempio, a non utilizzare l’attraversamento pedonale, a non rispettare le “regole”. Quello che mi dico sempre in virtù di ciò che ho visto lì è che il figlio fa quello che fa il genitore, quindi è importante spiegare ma è probabilmente molto più fruttuoso ed educativo mostrare, essere d’esempio.
C’è un’esperienza, fatta in questi anni, che le è rimasta particolarmente nel cuore, che ha dato una motivazione più profonda al suo lavoro?
Tanti degli anni lavorativi li ho trascorsi svolgendo servizio in strada, mi è quindi capitato spesso di avere anche a che fare con chi non ha una fissa dimora. Noi, come Polizia locale, siamo molto a contatto con queste problematiche, e anche lì si vedono dei veri e propri drammi umani e lì forse, da parte nostra, c’è molta più frustrazione perché spesso non si riesce a percepire l’aiuto che si può dare, o meglio è difficile dare un aiuto concreto a queste persone.
In queste situazioni, che cosa potete fare?
Spesso si lavora anche con le associazioni di volontariato, e con i servizi sociali del Comune. Noi segnaliamo il caso, interveniamo anche insieme a loro, tentando di aiutare chi è in difficoltà e cercando la giusta risposta alla domanda del rispetto del decoro urbano oltre che sociale. Sono tutte casistiche diverse, da una parte molto simili e, dall’altra parte, ci vuole anche la volontà di farsi aiutare. Spesso si lavora con le mani legate perché chi è in quella situazione è nella condizione di non volersi far aiutare, un po’ come se fosse arrivato “al fondo” e rifiuta questo aiuto. Anche lì c’è bisogno di personale qualificato, dei professionisti, noi affrontiamo già tutta una serie di problematiche e possiamo fare bene solo quando qualcuno ci dà una mano a farlo.
Papa Francesco vi ha invitato a Roma per il Giubileo. Qual è un suo auspicio per questo anno giubilare?
Probabilmente è la speranza che qualcosa possa cambiare. Io tendenzialmente sono un ottimista, ma in questo periodo vediamo tante cose tristissime, forse ne vediamo di più perché ci vengono mostrate di più, quindi mi auguro, spero che il Giubileo possa portarci qualcosa di nuovo in questa direzione. È un motivo di speranza che le cose possano cambiare in meglio, chiaramente per tutti. Vedere un po’ il sole, una vita a colori, piuttosto che grigia. L’immagine che ho è questa, la speranza di poter vedere una vita a colori.
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