“L’anima nomade” di Francesco Clemente

A Roma, la prima grande retrospettiva italiana dell’artista napoletano. Fra Italia, India ed America.
Il pittore italiano Francesco Clemente. Foto: Luca Babini

È il mondo di un naufrago dell’anima che la cerca e la ricerca in un continuo “pellegrinaggio”. Un pellegrino è infatti Clemente, che nelle Tende del 2013, mai più esposte da allora, racconta o meglio rivive con noi i vari viaggi del suo animo incandescente ed assetato di verità.

Clemente è un napoletano che vive ora a New York, un letterato ed un poeta che parla per citazioni e per simboli inventando un paesaggio estetico che passa dal naturalismo al misticismo, dall’erotismo alla liricità in una emotività fluttuante e vulcanica, dove il colore parla, anzi grida. Perché la sua arte  è rivisitazione e  ricordo, contemplazione e grido, esplorazione di sentieri conosciuti ma talora pure inesplorati. La serie delle Tende, ispirate alla filosofia upanishadica e buddista, incarnano lo spirito errante dell’artista insieme alle tempere luminose dell’Oceano sulle pareti del Palazzo delle Esposizioni e alle dodici Bandiere sospese in alto, dipinte da entrambi i lati: rimandano a luoghi sacri del buddismo e delle altre religioni orientali.

Tutto è moto, tutto fluttua e vive: ogni elemento  manifesta il tumulto, la curiosità inesausta di Clemente che è, di fatto, “vita”. Le tende in tempera su cotone, ricami a mano e cuciture a mano,  pali di bambù, corde, pesi in ferro e così via sono ciascuna un “luogo” dove mistero e ricordo si uniscono in un concerto che i colori rendono estraniante, barocco, avvolgente. Ogni tenda diventa un ambiente che parla con immagini, visioni, luci. Alcuni esempi del “viaggio”.

Ecco la Tenda della Verità tra reti e ragnatele, corpi avvinghiati e mai isolati, frementi dentro ad  un “tutto” in cui la verità è sempre instabile, si trasforma di continuo.

Uno dei pannelli della Tenda del Diavolo.

Ecco la Tenda del Diavolo dai bagliori scarlatti e violacei,  maschere di demoni prese dalle miniature medievali in cui  si susseguono immagini di dandy e di sfruttatori dal cappello a cilindro che incarna il diavolo e fa comprendere come noi uomini veniamo sedotti dalla illusione del potere, dai desideri nascosti che, svelati, dimostrano quel che sono: appunto, illusioni.

La Tenda degli Angeli invece ci accoglie in serenità, in poesia dove le figure celesti, amate dall’artista, esprimono tra cadute e voli, il pericolo per esse – e per noi – di scendere dal cielo e perdere le ali a contatto con la terra. La vita come lotta tra cielo e terra, tentazioni e ispirazioni, luce e tenebra con i classici riferimenti al Paradiso perduto di Milton, all’arte di William Blake e di Fussli e alle miniature persiane.

Uno dei pannelli della Tenda degli Angeli.

Nella Tenda del Museo, Clemente riesplora  un soggetto a lui caro, l’autoritratto. Così lui stesso  fuoriesce dalla cornice, si esprime in gesti di furore, tristezza, solitudine. La vita di un artista, e di un uomo, che nel viaggio incontra le fasi dell’esistenza e le mette in mostra senza timore.

Non resta che entrare nella Tenda del Rifugio, acquarellata come flussi cromatici ondosi per incontrare Budda e san Francesco, la preda e il predatore, e cercare la pace.

Ecco cosa siamo noi uomini, sembra concludere Francesco Clemente: domande, ricerche, verità che ci sfugge. E insieme, innamorati della vita che è colore e luce, spazi sempre nuovi. Sorprese. Non ancora compiute, dice Clemente, eterno giovane vagabondo.

Roma, Palazzo delle Esposizioni. Fino al 30.3.2025 (catalogo Electa Palazzo delle Esposizioni).

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
__

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons