L’angelo di San Massimo
Remigava proprio di domenica Sovrapensiero tra cielo e terra Aggirandosi tra grigi bastioni guerreschi E fuggendo da campanili nordici… Dopo aver annusato un sicuro naufragio nell’ospedale vuoto e aver snocciolato qualche lacrima di ricordo dal proprio rosario personale era inciampato sopra un semaforo rosso ed ora stava sgranando gli occhi incredulo di fronte alle colonne rosse di un ristorante alaskano est nord sud ovest poi di nuovo la mappa rovesciata sul sedile, finché li vide, quei due fermarono il tempo ed il suo soliloquio: li vide fumare e buttare la cicca dal marciapiede Come se fossero su un palcoscenico, erano due angeli magri di qualche est di qualche continente; ne sentì il freddo attraverso i giubbotti fuori stagione e vide le mani allacciate nel vuoto della città che ora girava attorno a quel punto casuale, vide l’amore bruciare ancora come una reliquia medievale in una chiesa brutta, come una candela elettrica per il Cuore di Gesù…. Li benedisse con parole sue E sorrise pure al verde del semaforo… Ostinati come siamo nel desiderio – pensava – Ricominceremo a sognare il sogno di sempre, il sogno dei sogni…. E le poesie prossime venture le ascolteremo in albanese. (Visione avuta a Verona, nel febbraio del 2000)