L’angelo della storia

Uno dei libri più letti e premiati di questi ultimi mesi è stato L’angelo della storia di Bruno Arpaia (Guanda Editore). Traduttore di letteratura spagnola e latino americana, Arpaia, dopo I forestieri, Il futuro in punta di piedi e Tempo perso, è giunto al suo quarto romanzo. Ispirato dalla figura del filosofo tedesco Walter Benjamin, il libro racconta gli ultimi anni dello scrittore, allorquando, perseguitato in patria perché ebreo, cerca di portare in salvo le sue “18 tesi sulla Storia”. Tra le sue carte un quadro di Klee: l’Angelus Novus. Vi è raffigurato un angelo in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali dispiegate e il viso rivolto al passato, dove egli vede un’unica catastrofe che ammassa macerie su macerie. Nella sua fuga dal furore nazista, Benjamin si sente un po’ come quell’angelo, ed avverte con urgenza l’impegno ad una riflessione nuova sul passato dell’umanità. Nel descrivere il lungo e tormentoso peregrinare di Benjamin, Arpaia ci restituisce il clima arroventato di quegli anni, ma anche il fervore intellettuale che anima molti uomini. Giunto attraverso la Francia sui Pirenei, Benjamin incontra Lureano, ex combattente nella guerra civile spagnola. Due mondi, due concezioni della vita, due ricerche assolute e disperate, destinate ad incrociarsi nella loro fuga dalla storia. Se la vita di Laureano è balorda, sulfurea e picaresca, quella di Walter Benjamin è disperata, ossessiva e luminosa. Laureano consuma i suoi giorni prima nella guerriglia violenta e nei suoi amori selvaggi, infine nel contrabbando. L’incontro potrebbe giovare ad entrambi, purtroppo Benjamin, prostrato nell’anima e nel corpo, in un attimo di disperazione, sentendosi bloccato dai tedeschi, chiuderà la sua vita con il suicidio, proprio ad un passo dalla salvezza. Le macerie di quel tempo ancora pesano sulla storia degli uomini di oggi. Ci vorranno altre speranze, altri libri come questo di Arpaia, per sentire fortemente la crudeltà e l’assurdo di ogni guerra. L’uomo non è fatto per uccidere ma per vivere ed amare. L’Angelus Novus ancora cammina con le spalle rivolte alla catastrofe del passato. Occorre far nostro il suo sgomento, scegliere il rispetto e l’amore per ogni essere vivente, riscoprire la fraternità al di là di ogni confine. È il messaggio che questo emblematico romanzo di Bruno Arpaia ci consegna.

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