Lanciati all’infinito. La biografia di Vale Ronchetti
“Liberi e soli, lanciati all’infinito… “: è l’espressione che Chiara Lubich ha utilizzato in uno scritto del 1950 e che ricordava spesso, come un motto. Un’espressione che per lei era un programma di vita, un modo di essere. È il titolo scelto per la biografia di Vale, al secolo Valeria, Ronchetti che Caterina Ruggiu racconta per i tipi di Città Nuova.
Un titolo che ben rende la sua vita, intensissima dopo l’incontro, avvenuto nel 1944, con Chiara Lubich e il nascente movimento dei Focolari a Trento durante la Seconda guerra mondiale. Un incontro che le stravolgerà l’esistenza e la porterà in giro per il mondo per diffondere il più grande degli Ideali, Dio. Fondamentale infatti il suo apporto nella storia del Movimento dei Focolari. Si occuperà, tra l’altro della fondazione della prima cittadella africana dei Focolari, Fontem in Camerun, e della cittadella ecumenica in Germania, ad Ottmaring. Per oltre trent’anni guiderà a livello internazionale le religiose aderenti alla spiritualità dei Focolari…. Solo per citare alcuni dei capitoli più importanti della sua vita.
Pubblichiamo qui di seguito il racconto che Vale fa, in prima persona, del suo incontro con Chiara Lubich:
Sentivo l’inutilità di tutto. Ricordo che in una delle prime notti di servizio all’ospedale pediatrico, dopo un bombardamento avevano portato alcuni bambini feriti.
Ne assistevo uno gravissimo, e mi dicevo: “La vita cos’è?”. Non capivo.
Angelella, intuendo il mio stato d’animo, mi portò una preghiera che aveva trovato: Manifestati, Signore, in modo così chiaro, irresistibile e travolgente, che io non possa né resisterti né respingerti. Abbiamo recitato insieme queste parole in fondo al letto, in ginocchio, a luce spenta, perché c’è una specie di pudore per noi trentini nell’esprimere i sentimenti più intimi. E Dio si è manifestato…
È stato, infatti, proprio allora che Angelella, tornando a casa da Trento, incontrava una signorina sfollata con i suoi genitori a Vigalzano di Pergine. Era Graziella! Pochi giorni dopo, fece visita a casa nostra. Ricordo che io avevo tutti gli attrezzi di atletica in giardino: gli anelli, il quadro svedese, la pertica, ed ero a quattro o cinque metri di altezza con i piedi in su e la testa in giù. Feci due salti mortali per arrivare giù. Insomma, io credo di essere stata aiutata dai miei allenamenti di atleta, perché ci vuole agilità per prendere le parole di Gesù sul serio, una alla volta, e viverle, e sperimentarne l’efficacia!
Una sola idea mi era rimasta nella mente che poteva sintetizzare quanto Angelella e Graziella mi avevano comunicato delle “belle cose” che avevano sentito da Chiara: «Perché non vivere come le stelle in cielo? Ubbidendo alla legge che hanno in sé, nel vuoto ognuna resta accesa e il rapporto fra loro è tutto armonia perché ognuna si muove nella propria orbita. Perché non vivere anche noi ascoltando quella voce che l’Amore, Dio, ha acceso in ciascuno di noi, chiamandoci alla vita? Perché non partecipare a quest’amore, e vivere anche noi “come in cielo così in terra”, minuto per minuto?».
Il giorno dopo, finito il turno all’ospedale, inforcai la bicicletta per raggiungere Trento. Chi conosce la strada che da Pergine porta a Trento… una strada così in discesa… ci vuole mezz’ora, ma credo di non aver toccato il freno. Sono arrivata in città sparata.
L’appuntamento era a Porta Aquila.
Qualcuno mi disse: «Questa è Chiara». Ho appoggiato la bicicletta su un muretto, sono corsa da lei, le ho stretto la mano e ho pronunciato quel nostro motto: «Luce e fiamma». Corse uno sguardo tra lei e me… che dura tuttora. Quella presenza fra noi, che è l’Ideale, ha assorbito in sé tempo e spazio.
Il libro è disponibile in libreria, negli store online e sul sito di Città Nuova. Per acquistare clicca qui