Lampedusa, la coperta di Yusuf
Accade a Lampedusa. «Yusuf aveva solo 6 mesi. Ha passato più tempo nel ventre della sua mamma che su questa terra». Yusuf, il piccolo bimbo annegato nel naufragio dell’11 novembre 2020, è stato sepolto a Lampedusa. È rimasto nell’isola che, da decenni, è diventata il simbolo dell’accoglienza, ma anche delle mille tragedie del Mediterraneo.
Terra che ha aperto le proprie braccia ai profughi (e la Porta d’Europa lo simboleggia), ma anche terra dalle mille contraddizioni, dove non manca chi inveisce contro i migranti e le ong che li salvano in mare trasportano a terra.
A Lampedusa, dopo la tragedia del piccolo annegato quasi tra le braccia della mamma, è nata l’iniziativa “La coperta di Yusuf”. L’iniziativa è del Forum Lampedusa Solidale e della parrocchia di San Gerlando. Ciascuno può realizzare «un quadrato di 10 centimetri per lato, in lana, all’uncinetto o ai ferri, e consegnarla in parrocchia. I quadrati realizzati potranno essere accompagnati da un biglietto, un pensiero, un ricordo, un racconto, un desiderio e verranno successivamente cuciti fra loro».
L’iniziativa ha varcato presto le frontiere della piccola isola del Mediterraneo e coinvolto tanti. I pezzetti di coperta arrivano da ogni dove, sono tantissimi e variopinti. «La coperta non sarà mai finita: potrà sempre essere ingrandita e diventerà patrimonio condiviso della comunità di Lampedusa e Linosa».
La coperta è un simbolo, e lo sta diventando ogni giorno di più. E si lega alla storia difficile del Mediterraneo, alla storia dei 18 pescatori di Mazara, liberati di recente dopo più di 100 giorni di prigionia in Libia, ai rischi che un’intera categoria corre e continua a correre, alle tante tragedie che questo mare accoglie.
«Il mare che ci circonda – scrivono i promotori di Lampedusa solidale – che è sempre stato fonte di vita per chi vive su queste isole e lungo tutte le coste del bacino del Mediterraneo, è stato trasformato in un luogo di morte, di paura e di guerra. C’è chi non vuole arrendersi. Chi, pur essendo consapevole di non potere fare molto per cambiare tutto ciò, ha voglia di dire che un’alternativa è possibile e che il Mediterraneo deve tornare a essere fonte di vita, una madre che abbraccia e protegge i suoi figli e le sue figlie. E proprio per coprire e proteggere simbolicamente i più deboli e i più cari vorremmo creare una coperta, calda, colorata e liberamente immaginata, con la collaborazione di chiunque voglia far sentire la propria voce senza urlare».
Nel giorno dell’Epifania, il messaggio è stato rilanciato dal parroco, don Carmelo La Magra. «Attraverso l’iniziativa della “Coperta di Yusuf” – ha detto – tante donne e uomini, di Lampedusa e di ogni parte d’Europa, stanno sperimentando di sentirsi uniti dal desiderio di difendere i diritti dei più deboli. Attraverso la realizzazione di piccoli pezzi di coperta e la loro cucitura tante persone, soprattutto donne, stanno compiendo un gesto rivoluzionario, autenticamente Politico, dichiarando da quale parte intendono schierarsi: dalla parte dei piccoli, degli indifesi, degli scartati e di chi più ha bisogno».
Il parroco si fa carico delle tante contraddizioni che attraversano l’isola e le sue problematiche. «Uno dei ritornelli dell’anno appena trascorso è stato: “siamo stanchi”, ripetuto da tanti senza cognizione di causa. Ci può essere stanchezza in molti aspetti della vita ma certamente non ci stanca l’essere accoglienti, il farci voce di chi non ha voce, l’alleviare anche se minimamente, il passaggio di uomini e donne sulla nostra terra, cercare di difendere i diritti di tutti senza distinzione. Ciò che ci stanca è l’ipocrisia di chi desidera difendere le tradizioni cristiane e non il Vangelo; ci stanca la politica spicciola che vorrebbe risolvere le questioni in modo banale senza considerare la sofferenza e la storia degli esseri umani, proponendo soluzioni semplici per eventi complessi…».
E nel giorno dell’Epifania, Festa dei Popoli, ha rilanciato un invito rivolto «ad ogni credente, e ad ogni donna e uomo di buona volontà, singoli e comunità, di compiere gesti concreti che possano rivoluzionare il mondo». E detta una sorta di vademecum: «ripartire dalla logica del prendersi cura, perché ciascuno può fare la sua parte; non aver paura di schierarsi dalla parte dei più deboli; compiere ogni giorno gesti che si oppongano alla logica della sopraffazione promuovendo la condivisione e il sostegno reciproco; diventare narratori delle storie di chi non ha voce; incoraggiare una politica sana che si occupi delle persone prima che della finanza; di fare in modo che nessuno resti indietro».
Un invito che indica una direzione di marcia, quella di una nuova civiltà e che si lega fortemente alle parole recenti di papa Francesco. «Raggiungere un traguardo insieme e più importante che raggiungerlo per primi. Da questo Porto Salvo di Lampedusa, e da ogni periferia del mondo, partano i segni di speranza senza i quali non c’è futuro».
L’iniziativa di Lampedusa diventa patrimonio condiviso per tanti. E segno tangibile di un messaggio forte: simboleggiato da una coperta, la coperta di Yusuf .