La misura dell’amore
Da sempre, cantautori e poeti scrivono versi sull’amore inteso come passione che attrae e sconvolge la mente e l’animo umani: il cuore che batte veloce, il sonno che manca, il respiro che si fa corto, le gambe che tremano. Sappiamo bene che queste descrizioni interessano molto spesso il colpo di fulmine degli adolescenti. Ma è anche vero, però, che l’innamoramento appare, per chi lo vive, tanto più reale quanto più è potente la sua sintomatologia energetica che lo accompagna.
Con il tempo ci si rende conto che queste emozioni, per trasformarsi in un’esperienza di amore vera, dovranno incontrare la ragione e la responsabilità. Un sentimento di amore, infatti, è qualcosa che si costruisce nel tempo, presume la conoscenza approfondita di sé e dell’altro e prevede che si sia formata tra i due partner una storia condivisa.
L’amore autentico può essere concepito solo in riferimento a gesti concreti. Pensiamo, per esempio, a come due genitori amano i figli: essi sono continuamente impegnati ad accudire, insegnare, guidare, dare l’esempio, offrire aiuti pratici. I genitori sono talmente coinvolti nella vita dei figli (pur nel rispetto dei limiti di età e di autonomia) che la loro empatia è messa al servizio dei bisogni interiori di questi ultimi, mentre la loro disponibilità pratica o economica alle loro necessità concrete. Perché nella vita di coppia dovrebbe essere diverso? L’amore che si vive per l’altro, sia questo altro un figlio o un coniuge, è riconoscibile innanzitutto dalla cura e dall’attenzione per quella specifica persona, dalla decisione consapevole cioè di mettere in atto tutti quei gesti concreti che denotano responsabilità e sensibilità.
Nella vita di coppia c’è, tuttavia, una condizione che più di tutte le premure palesa l’autenticità dell’amore: l’attenzione e l’ascolto verso le istanze del partner. Ascoltare autenticamente l’altro è uno degli esercizi più difficili poiché, per farlo, occorre una particolare predisposizione interiore. Non mi riferisco soltanto a quella forma di ascolto di parole che troppo spesso ci vede distratti o poco ricettivi perché impegnati su altro, quanto alla scelta di lasciare spazio all’altro, astenendosi dal giudicare e dall’anticipare ciò che si crede voglia comunicarci.
L’arte dell’ascolto richiede silenzio, ovviamente, e consapevolezza. Tutti, del resto, sperimentiamo quanto sia difficile, non solo stare zitti a parole, ma, in alcune circostanze, mettere a tacere la propria mente e il proprio cuore.
In alcune famiglie e comunità religiose l’imposizione del silenzio viene prescritta come forma di mortificazione, ma avrebbe poco senso imporre il silenzio della parola se questo innescasse inquietudine e agitazione, sentimenti vittimistici o vendicativi. Amare è scegliere di offrire attenzione all’altro partecipando alla sua vita attraverso l’ascolto delle sue motivazioni. È questa la misura dell’amore.