L’amore graffia il mondo

Ugo Riccarelli ha vinto il premio Campiello con un testo di scrittura tersa e poetica, ricco di sfumature fantastiche. Un romanzo intenso, vero, bello, difficile da dimenticare. Un monumento alla donna
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Ugo Riccarelli, già Premio Strega nel 2004 con il bellissimo romanzo Il dolore perfetto, scomparso in questo luglio 2013, ha vinto in settembre con il romanzo L’amore graffia il mondo (Mondadori)  la 51ͣ  edizione del premio Campiello. Protagonista del romanzo, Signorina, la più piccola dei figli di un capostazione  della provincia torinese. Ragazza gioiosa e ricca di fantasia vive una vita semplice e in rapporto di comunione e ammirazione per uomini animali e cose, in particolare con un’oca, dal nome Armida, che diventa la sua amica segreta, a cui chiede consiglio in ogni scelta da compiere,  e che segnerà con la sua presenza o il suo ricordo passaggi fondamentali della sua vita.

Dopo le scuole elementari, nonostante le insistenze della maestra Donati che immagina per lei un proseguimento degli studi, Signorina è costretta a interrompere la frequenza a scuola per dedicarsi alla famiglia e seguire un corso di taglio e cucito dalla Signora Mei. La ragazza non si scoraggia, anzi intravede in questa opportunità un segno del suo destino, che le si era rivelato un giorno, quando  un omino dagli occhi a mandorla, incontrandola sul prato dove lei giocava, creò davanti ai suoi occhi, da un semplice foglio di carta, un vestito bellissimo per  la sua bambola.

Con quell’immagine mai più cancellata dai suoi occhi, lei continua a creare vestititi lasciando meravigliati chi l’osserva in quell’abilità fuori del comune. Quella scuola di taglio e cucito le appare come la possibilità concreta di realizzare il sogno che lei ha accarezzato incoscientemente, nel gioco, fino a quel momento: creare bellezza e armonia con i vestiti.

Con una scrittura tersa e poetica, ricca di sfumature fantastiche, pur mordendo nella realtà problematica degli anni  tragici della seconda guerra mondiale e dell’immediato difficile dopoguerra, Riccarelli tratteggia con fine sensibilità psicologica il ritratto di questa straordinaria ragazza, seguendola prima nel suoi giochi, poi nei suoi sogni e nei suoi dolori adolescenziali, nel suo sgomento di fronte alla inaudita violenza della guerra che oscenamente deturpa  il volto di un mondo amato e custodito con cura nel proprio cuore, ed infine nelle conflittualità familiari fino alla sua scoperta dell’amore per Beppe che diventerà il compagno amato di tutta la sua vita in una sofferta esperienza di maternità.

Una storia rappresentata per quadri  dove passato e futuro si intrecciano in un presente che si rivela fino alle prime battute  non privo di difficoltà. Appare infatti subito, fin dalla prima parte del libro il figlio di Signorina, al quale lei racconta quanto ha vissuto:  le vicende del nonno Delmo e della nonna Maria, la tragedia del conflitto bellico, quasi a voler preparare il ragazzo non solo al bello e al bene ma anche ad affrontare le tempeste devastanti che la Storia riserva alle nuove generazioni: “Di fronte alle domande di Ivo, Signorina avrebbe cercato di raccontargli della guerra, si sarebbe ancora trovata a fare i conti con il senso di sgomento e di desolazione che aveva provato nei giorni che seguirono il bombardamento della stazione. A quella vita che lei aveva generato, carne e amore, dovette spiegare il sangue e l’orrore, e il vuoto disperato dentro di lei.”

E sarà l’intenso e suggestivo racconto di questo rapporto madre-figlio ad occupare la seconda parte  del romanzo dove vediamo Signorina ormai donna  che con coraggio estremo non solo salva il marito da una serie di  pericoli economici nei quali è caduto, ma segue con vitalità e amore sacrificale quel figlio nato prematuro e con grossi problemi ai polmoni.

Una battaglia che Signorina affronta senza esclusione di colpi, pronta a rinunciare a tutto, anche al sogno di ricominciare la sua attività di creatrice di moda, ed avendo sempre come misura il dare la vita per amore.

Finanche l’eliminazione della seconda creatura che lei porta in seno, descritta dall’autore con dolente partecipazione,  ci mostra la sofferta inquietudine e la desolata solitudine esistenziale nella quale sono costrette a vivere tante giovani madri.  Signorina combatte infatti da sola e, nella solitudine estrema, si consuma il suo dramma di madre che la schiaccerà portandola in una casa di cura per il crollo totale del suo sistema psichico.

Ma proprio  in questo ultimo dramma, dove vediamo Signorina ridotta ad una larva di donna,  incapace di badare finanche  a se stessa, ecco mettersi in moto l’amore del fratello Olmo che l’ha sempre seguita più agli altri e che le si mette accanto ogni giorno, convinto di tirarla fuori dal baratro in cui è caduta. E Signorina rinascerà e vedrà suo figlio Ivo guarire ed avventurarsi in quell’esperienza esaltante della musica  che gli si era manifestata congeniale fin da piccolo, quella “ musica che adesso era certa di avergli trasmesso lei tramite il suo cuore, col suo battito lontano dalla fretta e dalla distrazione, ma fatto di tutte le cose bastarde, dolorose e buone che il vivere le aveva riservato e che lei aveva affrontato, difeso, conservato e amato.”

Possiamo dire che Riccarelli con questo suo ultimo romanzo, intenso, vero, bello e difficile da dimenticare, ha elevato un monumento alla donna, vista nella sua capacità di donarsi oltre misura, ma anche nelle sua fragilità e debolezza, per farne l’eroina della quotidianità , eroina perché combatte la guerra della vita senza arrendersi e,  pur graffiata dalla fatica  e dagli immani sforzi che l’amore comporta, osa sempre guardare in avanti fino alla fine dei suoi giorni. 

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