L’amore genitoriale, un balsamo nella malattia
La nostra terza figlia è affetta da autismo dalla nascita. La diagnosi fatta a 7 mesi e l’affermazione del medico: «Vostra figlia non sarà mai normale!» ci gettarono nello sconforto. Quella stessa sera io e mio marito pregammo insieme affidandola al medico di lassù, a quel Dio che nel frattempo avevamo riscoperto come Padre che ama tutti immensamente.
È stato l’inizio di un cammino nuovo in cui il dolore che ci toccava in modo così personale era continuamente illuminato da quello di Gesù che, in croce, ci ricordava e ci ricorda l’infinito valore della sofferenza. È iniziato un cammino lungo, un ricominciare mille e mille volte per imparare ad amare. Una continua conquista della “pazienza”, messa a dura prova da quando, ancora molto piccola, la bambina richiedeva grande impegno perché era un’impresa il vestirla o inventare ogni strategia per stimolarla ad uscire dalla sua chiusura.
Abbiamo imparato cosa sono la misericordia e il perdono verso coloro che non la capivano. Infatti, chi non la conosce non si accorge subito del suo handicap e certe affermazioni potevano provocare situazioni di disagio anche molto gravi sia per lei che per gli altri. Spiegare, riparare…, potete immaginare cosa passiamo ogni volta.
Un giorno è stata rimproverata aspramente da una vicina di casa perché pensava avesse tolto tutte le foglie di un alberello pregiato, mentre poi abbiamo scoperto che non era stata lei. Abbiamo colto l’occasione per recarci da quella vicina, per parlarle in modo fraterno, e da allora è nata una bella amicizia.
Luisa è cresciuta e ora è confrontata con il dolore degli altri: la malattia, la morte, l’invecchiamento dei genitori, la propria situazione. C’è stato un periodo in cui voleva a tutti i costi sposarsi con un ragazzo perché desiderava essere come le sorelle. Solo con la forza dell’amore siamo riusciti a trovare le parole giuste per consolarla e farle superare questa prova.
Quanta ginnastica dobbiamo fare ogni giorno per rinforzare in lei l’autostima, il valore che ha, le cose che sa fare. Oggi, anche se fra tante lacrime, possiamo dire che nostra figlia è un grande dono per noi, sia come coppia che come famiglia. È un incentivo a sorreggerci vicendevolmente, a perdonarci i nostri limiti nell’intento di portare serenità a lei e anche intorno a noi.
Liliana