L’amore di Baglioni per le “Isole del Sud”
Lo avevamo lasciato qualche mese fa alle prese con un album natalizio. Lo ritroviamo oggi sotto il sole della sua Lampedusa, dove da tempi non sospetti possiede un buen retiro e figura tra i promotori di un apprezzato festival musicale.
La visita lampo del papa ha riportato sotto i riflettori mediatici il più agitato di questi ombelichi del mondo, quello che forse più di ogni altro ha visto contrapporsi e sovrapporsi le ipocrisie dei potenti e la solidarietà del popolo, le diatribe dei politici e le infastidite smorfiette dei turisti. Di certo questo è un mare che trasuda dolore e speranza, nostalgie strazianti per ciò che si è lasciato e tremori angosciati per ciò che si teme di trovare dietro l'angolo, non appena questi attoniti naufraghi del vivere capiscono quanto lontano sia ancora l'Eldorado per il quale s'erano giocati quel poco che ancora avevano: il loro tutto…
Un po' di questa dolenza geme implicitamente sotto le note e le rime di questa nuova canzone, intitolata guarda caso Isole del Sud (che non sono ovviamente solo le amate Pelagie), ovvero quelle innumerevoli periferie del Mondo sulle cui ferite tanto ha insistito proprio papa Bergoglio, e su cui tanto strepitano i sociologi occidentali, falchi o colombe che siano. Il brano è il quinto capitolo del progetto discografico Con Voi ed è da oggi disponibile su iTunes. Un testo sull'eterno e spesso dolentissimo migrare dell'uomo a dar sostanza a una melodia tipicamente baglioniana che tuttavia rimanda più ai canoni del folk che a quelli del pop. Un'onesta canzone “d'impegno sociale”, come si sarebbe detto un tempo (quando Baglioni, a dirla tutta, era un indiscusso alfiere del disimpegno sentimentale ed intimista).
«Lampedusa e le Pelagie – ha spiegato di recente il cantautore – sono certamente Isole del Sud, ma le isole di cui parlo sono il simbolo di una umanità, sola e troppo spesso abbandonata a se stessa, che non si arrende e non si rassegna all'idea che il sogno di una vita non possa trasformarsi in una vita da sogno». Una vita da sogno: difficile non pensare a Crozza che imita Briatore… Se non fosse che di questi tempi c'è poco da scherzare, soprattutto da quelle parti. Baglioni lo sa bene e dunque vola su tutt'altri registri, preferendo l'essenzialità morigerata del simil-folk ai lustrini del pop, per evocare con la mediazione della sua poetica rispetto, tolleranza, solidarietà, fratellanza. E questo è, per l'appunto, l'elementare abecedario del cuore che fa da sostegno a un brano che stilisticamente non aggiunge granché a quanto del cantautore romano era da decenni ampiamente risaputo, ma che ne certifica, se non altro, le nobili intenzioni e, forse più ancora, il gran bisogno di continuare ad esserci, navigando con nuova voglia il mare sempre agitato – ma di certo assai meno periglioso – del music-business nostrano.