L’amore che divinizza
"Gli sposi e la famiglia in Igino Giordani" di Colomba Kim per Città Nuova per il primo appuntamento della rubrica. Un documento inedito: una lettera di auguri a due sposi, un lieto inizio per l'anno nuovo all'insegna della famiglia
Colomba Kim ha lungamente studiato la figura di Igino Giordani che lei definisce: «Intellettuale lucido e profondo, giornalista vivace nella più completa libertà, scrittore versatile e fecondo, pioniere dell’ecumenismo, politico di grandi battaglie ideali – pace, libertà, giustizia sociale, moralità politica – e, allo stesso tempo cristiano laico autentico che, nel suo impegno di vivere il Vangelo». Dal suo studio è nato questo libro: "Gli sposi e la fasmiglia di Igino Giordani" edito da Città Nuova. E per il primo dei due appuntamenti con la rubrica la lettera che Giordani scrive a Chiara ed Alain in occasione delle loro nozze è un manifesto programmatico del disegno Dio sulle nozze e l’amore coniugale.
«Cara C., caro A.,
voi state, qui, all’altare, per compiere l’atto più solenne della vita: l’atto della vita, quello per il quale state, come sacerdote, per introdurre Dio nell’umanità al fine di poter con le sue forze, come collaboratori divini, dare creature alla società umana (lo Stato), e creature alla società divina (la Chiesa). Se poi non ci saranno figli, resta l’atto sacerdotale, sacramentale, per cui, attraverso la famiglia, si diffonderà l’amore di Dio tra gli uomini. La vita che non muore.
«E diffondere l’amore: e Dio è l’amore. E le nozze sono un patto di questo Amore, il quale perché coincide con Dio, non può essere alterato, tradito, ingannato. Per esso la casa diviene un tempio, in cui Dio stesso convive con la famiglia. Lo dice il Vangelo: Se due o tre sono riuniti in Cristo, Cristo è in mezzo a loro. Sposo e sposa fan parte della famiglia di Dio, Dio fa parte della famiglia di uomini: l’esistenza non può far più paura.
«La forza del vivere è l’amore. La vita resiste finché resiste l’amore, che è bellezza, sanità morale, ed anche fisica, forza unica contro il male.
Insegnano le Sacre Scritture che la sposa deve vedere nello sposo Gesù, lo sposo deve vedere nella sposa la Chiesa, che è il Cristo mistico. Cioè ciascuno vede nell’altro Dio. Donde la dignità immensa del coniuge rispetto all’altro coniuge.
Verranno i mali, le prove, se c’è l’amore, questo vince tutti, tutto.
«Afferma il Concilio Vaticano II: "Il legittimo amore coniugale è assunto nell’amore divino". Immenso! L’amore coniugale è immedesimato con l’amore stesso della Santissima Trinità. Se invece del legittimo amore, per insipienza dei valori divini, per frivolità di carattere ecc., s’instaura un amore illegittimo si animalizza un valore che invece, se bene usato, divinizza. Un rapporto non sacramentale genera – come la storia di millenni insegna – la decadenza non solo della famiglia, ma, con essa, della società. I popoli decadono quando decade l’amore sacramentale e s’intossica: e gli orrori che questa intossicazione genera si vedono già nei figli, nelle donne, abbandonati troppo spesso alla miseria e all’infamia, e nei vecchi, spinti spesso al suicidio per disperazione e nella cultura, nell’arte, nella pace.
«Con l’amore, che cementa ogni giorno allacciandolo a Dio. Alla vita, si prova la gioia; la vera letizia; senza l’amore, che non capisce lo Spirito, deve allacciarsi all’autore del male e sostituire ai piaceri legittimi del bene coniugale i vizi, la droga, lo scandalo: e in quei vizi non piaceri si provano, ma ossessioni patologiche che spesso finiscono nella morte. In conclusione, l’amore sacramentato con le nozze all’altare, è germoglio di vita, di resistenza, di sviluppo. Il surrogato satanico è un solco di delusioni e perversioni. Stare con Dio perciò, come vi decidete ora con gioia, voi stando uniti fra voi per sempre, è vivere dell’esistenza anche la porzione sacra, divina, fatta d’eterno amore: la felicità più grande».