L’amore che caccia il timore
“Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt 14,27). Il lago di Tiberiade, detto anche “mare di Galilea”, ha queste dimensioni: 21 chilometri di lunghezza e 12 di larghezza. Ma quando il vento scende impetuoso dalla valle della Bekaa fa paura anche ai pescatori, abituati a navigarlo. E quella notte i discepoli di Gesù ebbero veramente paura: onde alte e vento contrario. Riuscivano appena a reggere la barca. Avvenne allora un evento inaspettato. Gesù, che era rimasto a terra, solo, per pregare, apparve improvvisamente sulle acque. Già agitati per le condizioni del mare, i Dodici cominciarono a gridare, impauriti, credendo di vedere un fantasma. Non poteva essere Gesù quello che vedevano davanti a loro. Soltanto Dio, è scritto nel libro di Giobbe, cammina sulle acque. Ed ecco le parole di Gesù: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Sale sulla barca e il mare si calma. I discepoli non soltanto ritrovano la pace, ma per la prima volta lo riconoscono come “figlio di Dio”: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”. Quella barca agitata dal vento e sbattuta dalle onde è diventata il simbolo della chiesa di tutti i tempi. Per ognuno dei cristiani, che compiono la traversata della vita, prima o poi arriva il momento della paura. Forse anche tu qualche volta ti sarai trovato con il cuore in tempesta; forse sei sentito portato, da un vento contrario, nella direzione opposta a quella verso la quale volevi andare; hai avuto timore che la tua vita o quella della tua famiglia facesse naufragio. Chi non passa attraverso la prova? Essa assume volti del fallimento, della povertà, della depressione, del dubbio, della tentazione A volte ciò che ci fa più male è il dolore di chi ci sta accanto: un figlio drogato o incapace di trovare la sua strada, il marito alcolista o senza lavoro, la separazione o il divorzio di persone care, i genitori anziani ed ammalati Fa paura anche la società materialista e individualista che ci circonda, con le guerre, le violenze, le ingiustizie Davanti a queste situazioni può insinuarsi anche il dubbio: l’amore di Dio dov’è finito? è stato tutto un’illusione? è un fantasma? Non c’è niente di più terribile che sentirsi soli nel momento della prova. Quando non c’è nessuno con cui poter condividere il dolore, o che sia capace di aiutarci a risolvere le situazioni difficili, ogni sofferenza ci appare insopportabile. Gesù lo sa, per questo appare sul nostro mare in tempesta, ci viene accanto e ci ripete nuovamente: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Sono io, sembra dirci, in quella tua paura: anch’io sulla croce, quando ho gridato il mio abbandono sono stato invaso dalla paura che il Padre mi abbandonato. Sono io in quel tuo scoraggiamento: là sulla croce anch’io ho avuto l’impressione che mi mancasse il conforto del Padre. Sei disorientato? Lo ero anch’io, al punto che ho gridato “perché?”. Io, come e più di te, mi sono sentito solo, dubbioso, ferito Io ho sentito su di me il dolore della cattiveria umana Gesù è entrato veramente in ogni dolore, ha preso su di sé ogni nostra prova, si è identificato con ognuno di noi. Egli è sotto tutto ciò che ci fa male, che ci fa paura. Ogni circostanza dolorosa, spaventosa, è un suo volto. Lui è l’Amore ed è dell’amore cacciare ogni timore. Ogni volta che ci assale una paura, che siamo soffocati da un dolore, possiamo riconoscere la realtà vera che vi è nascosta: è Gesù che si fa presente nella nostra vita, è uno dei tanti volti con cui si manifesta. Chiamiamolo per nome: sei tu, Gesù abbandonato-dubbio; sei tu, Gesù abbandonato-tradito; sei tu, Gesù abbandonato-malato. Facciamolo allora salire sulla nostra “barca”, accogliamolo, lasciamolo entrare nella nostra vita. E poi continuiamo a vivere quanto Dio vuole da noi, buttandoci ad amare il prossimo. Scopriremo che Gesù è sempre Amore. Potremo così dirgli, come i discepoli: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”. Abbracciandolo diverrà la nostra pace, il nostro conforto, il coraggio, l’equilibrio, la salute, la vittoria. Sarà la spiegazione di tutto e la soluzione di tutto.