L’America Latina in difesa delle donne
“Ni una meno” (neanche una in meno) è lo slogan della campagna che in Argentina, Uruguay e Cile ha spinto in piazza a manifestare decine di migliaia di persone, di cui 150 mila solo a Buenos Aires, contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa è sorta dopo che organismi come l’Onu, l’Organizzazione Mondiale della Salute e la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi, hanno lanciato l’allarme nella regione per la “generalizzazione” della violenza contro le donne, e in Argentina per l’iniziativa di alcuni giornalisti dopo l’ennessimo assassinio di una ragazza. La vignetta preparata ad hoc dal noto disegnatore Liniers ha avuto una grandissima diffusione trasformandosi nel simbolo di questa manifestazione.
“Nel 2008 è stata assassinata una donna ogni 40 ore, nel 2014 una ogni 30 ore (quasi 300 in un anno). Negli ultimi otto anni i media hanno pubblicato notizie su 1.808 femminicidi. Quante donne sono state le donne uccise quest’anno solo per essere tali? Non lo sappiamo, ma sappiamo che dobbiamo dire: basta”. Sono state queste le parole di esordio degli interventi realizzati a Buenos Aires da attrici, giornalisti e personaggi pubblici.
In realtà, si sa che nei primi cinque mesi del 2015 i casi di femminicidio in Argentina, con 40 milioni di abitanti, sono stati 28, almeno quelli denunciati. In Cile si sono registrati 27 casi, su un totale di 17 milioni di abitanti, mentre su appena 3 milioni di abitanti in Uruguay i casi sono stati 19. È il motivo per il quale anche in questi due paesi vicini si sono svolte manifestazioni simili, con la presenza di migliaia di persone.
In Argentina gli organizzatori hanno individuato cinque richieste essenziali: l’applicazione ed il monitoraggio del piano nazionale di azione per la prevenzione, l’assistenza alle vittime; l’accesso delle vittime alla giustizia, la creazione di un registro unico delle vittime, programmi di educazione sessuale in tutti i livelli dell’istruzione. In Cile ed in Uruguay i manifestanti propongono di inserire nel codice penale il delitto di “femminicidio”, prevedendo pene apposite.
In tal senso, ha fatto un passo avanti proprio su questo tema la Colombia, dove, anche in questo caso sotto la spinta di iniziative della società civile scossa da crimini efferrati subiti dalle donne, la Camera, quasi all’unanimità, ha appena approvato il progetto di legge che prevede il delitto di femminicidio, con pene massime che arrivano fino ai 50 anni. Il progetto dovrà ora continuare il suo iter al Senato.