L’altro Monti

Il presidente del consiglio tra i ragazzi della "sua" Bocconi. Uno studente ci scrive.
monti

15 novembre 2012: inaugurazione dell’anno accademico all’Università Luigi Bocconi di Milano. L’eco delle manifestazioni di Roma si sente appena. Qui la polizia non carica gli studenti, non ci sono spargimenti di sangue. I ragazzi sono disposti ordinatamente su due file, aspettano con ansia il passaggio del presidente del consiglio.

La polizia è in tenuta antisommossa anche se non ce ne sarebbe bisogno. Nessuno infatti ha in mente di lanciare sassi o molotov, nessuno si è svegliato la mattina e si è messo un casco in testa ed un bastone sotto il giubbotto.

Una berlina si ferma davanti all’ingresso, scende Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, l’uomo più importante d’Europa, dice qualcuno, il terzo più Importante del mondo dopo Barack Obama e il presidente della Fed Ben Bernanke. Nessuno applaude, nessuno strilla. Draghi passa tra le fila di ragazzi che lo fotografano in rispettoso silenzio, quasi rapiti.

Accanto a me Francesca, studentessa del master in Finanza, uno dei più selettivi e competitivi d'Italia. Le chiedo cosa pensa dell’austerità, delle manifestazioni, dei ragazzi che spesso vedono nell’istruzione privata uno dei mali di questo paese. «È vero – mi risponde –, io ho la fortuna di avere genitori che possono permettersi di pagarmi la retta alla Bocconi. Ma sbaglia chi pensa che non siamo sensibili alle problematiche del Paese. Anch’io – precisa Francesca – sono contro l’austerità, anch’io ho avuto una stretta allo stomaco quando ho visto le foto di ragazzi con la fronte imbrattata di sangue, o quando leggo che il 51 per cento dei ragazzi della mia età in Spagna non riesce a trovare lavoro. Ma non mi metto un casco in testa, non vado contro la Polizia, non posso dare la colpa di tutto questo a Monti, perché non è sua la colpa».

Monti, dice questa studentessa, è solamente un uomo che ha accettato di prendersi responsabilità enormi quando nessuno aveva il coraggio di farlo. «Io – continua Francesca – studio anche la notte, lotto ogni giorno per avere il massimo dei voti, per ripagare i miei genitori dei sacrifici che fanno per me e nel tempo libero porto avanti due progetti di cooperazione sociale nel comune di Milano. Studio per poter dare un apporto importante al mio paese. Non mi sento migliore degli altri per questo, ma onestamente non so se chi ha caricato la polizia ieri possa dire lo stesso».

Poi improvvisamente si volta. È arrivato l’altro Mario, quello contestato, il servo delle banche e dei poteri forti. Un ragazzo urla «Vai Mario!!» e improvvisamente si alza un applauso liberatorio, un applauso forte, intenso, sentito. Altre volte Monti si è trovato di fronte a contestazioni e in futuro sarà contestato ancora. Ma non oggi. Oggi passa e saluta con un lieve sorriso tutti i ragazzi che la mattina si sono svegliati e sono usciti di casa per andare ad applaudirlo.

Nella conferenza poi affermerà che l’attività del suo governo è essenzialmente rivolta ai giovani per «metterli in grado di dare il loro contributo. E l’università è un punto fondamentale per lo sviluppo e la crescita del Paese». Non se ne avrà a male Draghi se oggi la star è l’altro Mario. Anche Francesca ha applaudito. Mi sorride e mi saluta con un bacio sulla guancia, dicendomi sottovoce: «Anch’io credo in un mondo migliore». Si allontana con lo zaino sulle spalle. Torna a studiare.

Matteo Meazzini

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons