L’altro mondo di Tamara

A Roma Tamara de Lempicka, la ritrattista del "secolo breve".
Tamara de Lempicka

Un Gabriele d’Annunzio al femminile. La “baronessa col pennello” torna a Roma con una esposizione di 80 tele e 40 disegni. È stata la “regina del moderno”? La nobile polacca, classe 1898, scomparsa nel 1980, ha incarnato la fine delle monarchie europee e la spregiudicatezza artistica degli anni Venti e Trenta del Novecento. Si è espressa con una pittura – ritratti in particolare – forte e spiazzante. Ha inventato un “femminismo” in arte, si potrebbe dire.

Eppure, la donna trasgressiva aveva un altro lato, segreto, che la rassegna romana mette in luce. A partire dagli anni Trenta del “secolo breve” ritrova lentamente in sé la vena tenera, un senso mai sopito di religiosità che si esprime in santi e madonne, suore e povera gente (che lei aiuta). È l’aspetto meno noto della donna dalla vita glamour. La fuga (1940) è una tela dolorosa di guerra; la Contadina con brocca (1937) è l’umanità fragile; la famosa Madre superiora (1935) è il ritratto del dolore spirituale.

È la faccia più vera di Tamara. Oltre i lustrini della moda.

 

Tamara de Lempicka. La regina del moderno. Roma, Vittoriano, fino al 10/7 (cat. Skira).

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