L’altro mondiale: la sfida di Oscar
Amputato ad entrambe le gambe in gara con i normodotati. Una presenza altamente simbolica, pur tra pareri contrastanti
Oltre alle imprese dei più grandi ed affermati campioni, i mondiali sudcoreani di atletica leggera saranno anche palcoscenico delle prove di tanti atleti per i quali la sola partecipazione rappresenta già una vittoria. Oscar Pistorius, che nei prossimi giorni sarà impegnato prima nei 400 metri e poi probabilmente anche nella staffetta 4×400, è uno di questi. Il ventiquattrenne atleta sudafricano è infatti il primo sportivo della storia che, amputato ad entrambe le gambe, gareggerà insieme a ragazzi “normodotati” in una rassegna iridata di questa appassionante disciplina, un traguardo che da solo rappresenta già un successo.
Pistorius, dotato di protesi agli arti inferiori (è stato amputato ad entrambe le gambe quando aveva solo 11 mesi a causa di una grave malformazione ossea), ha sempre avuto una grande passione per lo sport. Così, col tempo, Oscar si è costruito da sé le lame che dovevano sostituire i piedi mancanti (dapprima ricavandole dalle pale degli elicotteri, poi passando ad utilizzare la fibra di carbonio), ha praticato rugby e pallanuoto, ed infine ha scelto l’atletica leggera, disciplina nella quale ha conquistato due medaglie alle Paralimpiadi di Atene del 2004 (bronzo nei 100 metri ed oro nei 200), ed altre tre alle successive Paralimpiadi di Pechino 2008 (oro nei 100, 200 e 400 metri).
Nel corso degli anni questo ragazzo, a cui certo non manca la volontà di provare a raggiungere obiettivi apparentemente impossibili, ha però sempre coltivato un grande sogno: poter partecipare un giorno ad una importante rassegna internazionale gareggiando insieme a ragazzi “normodotati”. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, lo scorso 19 luglio Oscar è riuscito finalmente a correre abbastanza velocemente da ottenere il pass per poter prendere parte ai prossimi mondiali sudcoreani e, come era facile prevedere, la sua presenza alle gare che si disputeranno in questi giorni a Daegu sta adesso suscitando un acceso dibattito: è giusto farlo gareggiare insieme ai “normodotati” o le sue protesi super tecnologiche possono offrirgli troppi vantaggi?
Difficile stabilirlo con certezza assoluta. E se da un lato è lecito approfondire seriamente la questione da un punto di vista strettamente tecnico (perché è giusto che tutti gli atleti gareggino “ad armi pari”), va anche detto che numerosi test effettuati da illustri scienziati non sono riusciti, almeno sino ad oggi, a dare una risposta che sgombri definitivamente il campo da ogni dubbio. Quel che è certo è che, non essendoci appunto prove documentabili circa l’effettivo beneficio procurato dalle protesi di Oscar, dal 2008 il Tribunale d’arbitrato dello sport gli ha dato il via libera per potersi confrontare con gli atleti “normodotati”.
Nonostante ciò, i più scettici continuano a considerare la partecipazione di questo ragazzo al mondiale come qualcosa di sbagliato. Poco importa ricordare a costoro che, insieme ad alcuni possibili vantaggi, bisogna tenere conto anche del fatto che queste protesi procurano certamente anche degli svantaggi: i tempi più lunghi per portarsi in posizione eretta dopo la partenza, la mancanza di sensibilità al momento dell’appoggio sul terreno, la difficoltà di mantenere l’equilibrio in curva … «Lo abbiamo convocato non per pietà, ma perché se lo è meritato in pista, correndo il tempo necessario per partecipare ai mondiali», hanno chiarito i tecnici della sua nazionale rispondendo così anche a chi vede nella partecipazione di Oscar alle gare mondiali solo un pretesto per costruirci sopra una storia da titoli altisonanti sui giornali.
Qualcun altro, vedendolo gareggiare in questi anni con le protesi, si è addirittura spinto a paragonarlo più ad un robot che ad un qualsiasi altro suo coetaneo che pratica dello sport, a considerarlo come qualcuno (o peggio, qualcosa) di “diverso”dagli altri, da quei giovani atleti sani e forti che ogni mattina possono mettersi le scarpe ai piedi e decidere di correre a loro piacimento sulle proprie gambe. «Perdente non è chi arriva ultimo in una gara, ma chi si siede e sta a guardare», ha detto più volte la mamma di Pistorius. È così che va interpretata, a nostro parere, la sfida di Oscar. Semplicemente, senza doverla enfatizzare più del dovuto, ma senza neppure doverla distinguerla dalla storia di tanti altri atleti “normodotati” che come lui hanno sognato, hanno lottato, e si sono impegnati con tutte le loro forze per raggiungere i propri traguardi sportivi. Per questi mondiali l’obiettivo dichiarato dal ragazzo sudafricano è quello di arrivare a disputare la semifinale dei 400 metri, ma per un atleta di questa tempra nessun risultato è precluso in partenza.
Le eventuali gare di Pistorius
(l’orario indicato è quello italiano con una differenza di -7 ore rispetto a quello sudcoreano)
Domenica 28 agosto
04.15 400 metri: primo turno
Lunedì 29 agosto
13.00 400 metri: semifinali
Martedì 30 agosto
14.45 400 metri: finale
Giovedì 1 settembre
05.30 Staffetta 4×400: primo turno
Venerdì 2 settembre
14.15 Staffetta 4×400: finale