L’altro… e ancora l’altro

Aleggere i giornali ed ascoltare i notiziari radiofonici e televisivi, oltre che i commenti degli esperti, risulta che il confronto tra mondo occidentale e mondo islamico si è fatto più teso, più duro. Si sprecano le analisi, i richiami, gli atti d’accusa e di difesa, le sollecitazioni per atteggiamenti più prudenti e di tolleranza, come anche di ulteriore durezza nell’affermazione delle proprie ragioni. Vorrei provare ad inserire nel dibattito un solo concetto, ma che mi sembra di fondo. Il pensatore bulgaro Tzvetan Todorov sostiene ne La conquista dell’America che la vera scoperta che l’Europa ha fatto nel sec XV non è stata tanto quella di un nuovo mondo, ma quella dell’ altro. I secoli che poi si sono succeduti hanno dato solo nuove modalità allo stupore di allora. Scoprire l’altro, ecco la vera sfida di oggi. Ma, perché? Non solo per esplorare nuovi orizzonti personali e sociali, non solo per convivere in pace, non solo per fare affari. Anche per tutto questo certo, ma anzitutto per fare la scoperta di sé stessi, del proprio io, della propria identità. L’io, il mio io, l’io di ciascuno è relativo sempre all’altro. Nella sua bella prefazione al libro di Chiara Lubich L’arte di amare, Sergio Zavoli afferma: Chiara ci mostra che gli uomini non solo vivono ma esistono insieme. Vale a dire che non esiste sé senza l’altro, ogni altro, proprio in quanto diverso. Insiste Zavoli: L’altro (…): quello non tutelato nella sua alterità, non riconosciuto, non visto, e perciò non amato. Forse in quanto sta succedendo c’è da capire una cosa essenziale: non possiamo furbescamente o, anche malevolmente, ignorare o fagocitare l’altro. Ci andiamo di mezzo noi; è l’io che viene diminuito, ignorato, offeso, denigrato. Ecco la grande sfida: andare al di là delle apparenze e persino della storia, alla scoperta dell’io, nell’altro, con l’altro e per l’altro. Incontrare l’altro in profondità, fare la scoperta sempre nuova e incredibilmente arricchente che io sono stato creato in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono per me (Chiara Lubich, Scritti spirituali I). E ancora Todorov ne La vita comune: Non esiste un io costituitosi in precedenza, come un capitale ricevuto in eredità che si potrebbe dilapidare distribuendolo ad altri, o rinchiudere accuratamente nel proprio retrobottega per poterne approfittare a piacimento. L’io esiste solo nella sua relazione con gli altri e grazie a essa: intensificare lo scambio sociale significa intensificare l’io.

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