L’altra Lampedusa
Immigrati o clandestini? Perseguitati o in cerca di fortuna? Libici o tunisini?
Immigrati o clandestini? Perseguitati o in cerca di fortuna? Libici o tunisini? Ma chi sono questi uomini e queste donne che continuano ad approdare sulle coste di Lampedusa? Dovrebbe occuparsene l’Europa o l’Italia, il Sud o il Nord? Vanno assistiti o cacciati? Rimpatriati o puniti? Ancora una volta sono le dicotomie a governare l’emergenza, a dare fiato a dichiarazioni prive di visioni ampie sul Nord Africa, alle prese con le prime prove di democrazia. E mentre le contrapposizioni danno il fischio d’avvio a una nuova partita, con tifosi schierati a mo’ di club, i lampedusani hanno già vinto, offrendo un’esemplare lezione di accoglienza. La retorica politica e le analisi dotte le lasciano agli esperti. Loro, gente di mare concreta e forgiata dalle fatiche e dalle incertezze, agiscono. Il codice marino impone il soccorso in mare e per questo popolo di pescatori si trasferisce automaticamente sulla terra ferma. Aprono le case, i cassetti e gli armadi. Dividono i contenuti modesti della dispensa. Serpeggiano anche insofferenza e malumore per le inadeguate risposte nei soccorsi, per l’assenza istituzionale, per le tante parole non seguite da fatti. Preoccupa l’incolumità dei bimbi e la sicurezza, ma sull’ospitalità non demordono. Il comandante del peschereccio La Graziella ha donato più di trecento chili di pesce a dei giovani ammassati al porto. Non ha avuto il coraggio di imbarcarlo verso mercati che gli avrebbero assicurato proventi sicuri. Pina ha coinvolto i parenti nella distribuzione di due pentoloni di cous cous e con le amiche offre bevande calde ai baraccati di Cala Palme. Per non parlare di Anna. Le hanno rubato la borsetta e giustifica i suoi scippatori: «È un gesto dettato dalla disperazione».
Qui si sente il respiro solidale dell’umanità di fronte alla tragedia, l’ossigeno buono di chi guarda l’uomo e non la provenienza, nonostante le criticità inevitabili, come accadeva su questo lembo d’Europa nell’VIII secolo, quando, nella grotta del santuario di Maria, i naviganti lasciavano sempre una sacca di cibo per chi sarebbe giunto dopo, non importava se cristiano o musulmano: era una persona. Lo è ancora oggi.