L’altra faccia del pallone
Se in Italia si affrontano Juventus e Roma, verosimilmente basterà un episodio dubbio perché prendano il via noiose e infinite code polemiche. Se in campo europeo si affrontano Serbia e Albania, altrettanto verosimilmente basterà un episodio, dentro o fuori dal campo, per “riaccendere la miccia”, per provocare incidenti. Così, a ben guardare, quello che è effettivamente successo nelle ultime due settimane dopo il big-match del campionato italiano e dopo la partita valevole per le qualificazioni ai campionati europei del 2016, non ha stupito quasi nessuno. Uno spettacolo disdicevole in entrambi i casi, seppur con sfumature diverse, che ci ha fatto vedere il peggio di quello che spesso gravita attorno al mondo del pallone.
Anche nell’ultimo weekend chi ha seguito il calcio ha assistito a cose di cui avremmo fatto volentieri a meno. Una su tutte? Una parte dei “tifosi” romanisti presenti allo stadio durante Roma-Chievo, ha macchiato la convincente vittoria della propria squadra del cuore con alcuni vergognosi cori rivolti contro Gianluca Pessotto. “Oh Pessotto, buttati di sotto”, l’urlo di pessimo gusto (peraltro già riascoltato altre volte allo Stadio Olimpico) intonato da questi sedicenti tifosi con riferimento al dramma umano che alcuni anni fa aveva spinto l'attuale dirigente juventino a tentare il suicidio. Fortunatamente, però, negli ultimi giorni sono arrivati anche alcuni piccoli ma indicativi gesti compiuti da appassionati, singoli calciatori o intere squadre che ci dimostrano come, anche dal calcio, possano giungere segnali positivi.
Prendete ad esempio le tante iniziative di solidarietà messe in atto in favore delle persone che sono state colpite dal nubifragio che ha interessato Genova (e non solo) un paio di settimane fa. Per questa causa nel mondo del pallone si sono dati da fare davvero un po’ tutti. Si sono mossi singoli calciatori, che sono scesi in strada a spalare fango insieme ai cittadini, o intere squadre, capitanate dai giocatori di Genoa e Sampdoria, che attraverso l’Associazione italiana calciatori hanno aperto una specifica sottoscrizione per raccogliere fondi tra i loro colleghi.
Si sono date da fare le società, come ad esempio il Brescia Calcio, che nella partita vinta sabato contro la Pro Vercelli ha fatto indossare ai propri giocatori una maglia speciale con il ricamo #ForzaGenovasulla manica destra, maglie che ora verranno messe all’asta e il cui ricavato sarà devoluto alla città di Genova. Ma si sono dati da fare anche gli stessi tifosi, come ad esempio quelli della Fiorentina, che in occasione del match casalingo perso dalla loro squadra contro la Lazio hanno organizzato dei punti di raccolta di materiali utili come pale, guanti da lavoro, stivali di gomma e altri oggetti che saranno ora consegnati direttamente agli abitanti dei quartieri di Genova più colpiti dal nubifragio.
Nell’ultimo fine settimana, inoltre, è andato in scena un nuovo atto della collaborazione già avviata in passato tra la Serie A e Save The Children, l’organizzazione internazionale che si batte da quasi 90 anni a difesa dei diritti dei bambini di tutto il mondo, in particolare degli oltre 6 milioni di loro che ogni anno continuano a morire per cause comuni ed evitabili (come ad esempio morbillo, polmonite o diarrea) per le scarse condizioni igieniche presenti nelle aree più disagiate del mondo. Così, nel weekend, al momento di scendere in campo i calciatori del nostro massimo campionato sono stati accompagnati da bambini che avevano in mano un palloncino rosso, simbolo di una vita… da non lasciare andare via. Pensate che è stato stimato che durante i novanta minuti di una partita di calcio perdono la vita per queste cause circa 1000 bambini! Chi vorrà contribuire, potrà farlo in prima persona fino al 2 novembre inviando dal proprio cellulare un sms del costo di 2 euro al numero 45508.
Eh già, dal mondo del calcio non arrivano solo esempi negativi. Anzi, ci sono tanti calciatori che, senza magari dare risalto alle proprie iniziative, si danno da fare per aiutare chi è meno fortunato di loro. Come Senad Lulic, forte centrocampista bosniaco della Lazio, che si è reso protagonista di un gesto di cui pochi erano finora a conoscenza, ma di cui ha dato risalto il Corriere dello Sport nell’edizione di sabato scorso. Lulic, infatti, ha deciso di devolvere il ricavato della sua linea di abbigliamento Lulic71 per aiutare Serena Grigioni, figlia del preparatore dei portieri della sua squadra (questa linea è nata in collaborazione con lo sponsor tecnico della Lazio dopo un gol cui sono particolarmente legati i tifosi biancocelesti, ovvero quello realizzato dal giocatore bosniaco al minuto 71 della finale di Coppa Italia vinta nel 2013 contro la Roma).
Serena, da circa nove anni, combatte infatti contro una malattia rarissima (pare vi siano solo 200 casi in tutto il mondo), una neuropatia delle piccole fibre periferiche che attacca e danneggia le fibre nervose di organi e arti. Per cercare di sconfiggerla, questa ragazza che oggi ha trentadue anni, ha viaggiato in lungo e in largo alla ricerca di una cura che fino a questo momento, purtroppo, non si è ancora trovata. Per lei è in atto da tempo una gara di solidarietà che ha coinvolto amici, conoscenti e un po’ tutto il mondo che gravita intorno a papà Adalberto, uno dei più stimati preparatori di portieri del nostro campionato. Una gara di solidarietà cui si è iscritto ora anche Lulic, protagonista di un gesto apparente semplice ma per niente scontato.
Così come semplice ma per nulla scontato è stato anche il gesto distensivo fatto nelle ultime ore da altri cinque compagni di squadra di Lulic. Parliamo dei serbi Filip Djordjievic e Dusan Basta, e degli albanesi Etrit Berisha, Lorik Cana e Thomas Strakosha, che si sono fatti immortalare in una foto che li ritrae in cerchio mentre si danno la mano, dopo la triste serata andata in scena a Belgrado in occasione della già citata partita tra le loro due nazionali. Insomma, a guardare bene, oltre polemiche e tensioni intorno al mondo del calcio c’è anche qualcosa di più.