L’Africa protesta contro l’ingiustizia climatica
Lunedì 29 agosto a Libreville, in Gabon, è iniziata la Settimana del clima africano, Acw2022. A meno di tre mesi dalla Cop27 (la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si terrà a novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto), i Paesi africani sono “sproporzionatamente colpiti dai cambiamenti climatici”, ha annunciato la Banca africana di sviluppo (Afdb) in un rapporto pubblicato giovedì scorso e intitolato “Prospettive economiche in Africa 2022”.
Il cambiamento climatico “è la sfida più vitale per lo sviluppo dell’Africa oggi”, ha affermato Kevin Urama, capo economista ad interim e vicepresidente della banca.
Per il segretario esecutivo ad interim delle Nazioni Unite per il clima, Ibrahim Thiaw: «Nessun Paese, ricco o povero, è immune da siccità, inondazioni, incendi boschivi, perdita di terreni, degrado della biodiversità o inquinamento».
L’obiettivo di Acw2022 è soprattutto quello di esprimere ad una sola voce l’Africa alla Cop27, e di formulare proposte “concrete”, ha affermato Ali Bongo Ondimba, presidente del Gabon.
Soprannominato “la Cop africana”, l’incontro mondiale di Sharm El-Sheikh del prossimo novembre è percepito nel continente come l’opportunità unica di affrontare concretamente il problema del deficit della finanza climatica in Africa.
Un recente rapporto Afdb indica che l’Africa ha bisogno di almeno 1,3 trilioni di dollari entro il 2030 per rispondere adeguatamente ai cambiamenti climatici.
Alla Cop15 di Copenaghen del 2009, i leader mondiali presenti si erano impegnati a procurare collettivamente 100 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2020, per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Ma questa promessa non è mai stata mantenuta.
Durante la Cop26 di Glasgow del 2021 è stata sollevata la questione del finanziamento da parte dei Paesi ricchi per sopperire alle conseguenze del riscaldamento globale, una richiesta spesso chiamata “perdita e danno”. Ma la decisione di tenere un dialogo sulla questione è stato rimandato al 2024.
Il continente africano riceve solo il 12% dei finanziamenti necessari per gestire l’impatto del cambiamento climatico. Ogni anno sarebbero necessari circa 250 miliardi di dollari per aiutare i paesi africani ad adottare tecnologie più ecologiche e ad adattarsi agli effetti del fenomeno. Ma nel 2020 quel finanziamento è stato di appena 29,5 miliardi di dollari, secondo il rapporto della Climate Policy Initiative (Cpi), pubblicato l’11 agosto 2022 a Londra.
«Sebbene contribuisca per meno del 4% alle emissioni globali [di CO2]», l’Africa «è il continente più devastato al mondo, secondo il gruppo di esperti internazionali (Ipcc), dagli effetti del cambiamento climatico (…) che sta già minando i nostri sforzi per una crescita sostenibile», ha spiegato Sameh Choukri, Ministro degli esteri egiziano e presidente della Cop27.
«Allo stesso tempo, l’Africa è costretta, con risorse limitate e un livello di sostegno molto basso, a spendere il 3% del suo Pil annuo per adattarsi a questi impatti» ambientali, ha concluso il diplomatico egiziano, denunciando una “ingiustizia climatica” e riprovando «molti Paesi sviluppati che hanno rinnegato i loro impegni». Ed ha avvertito: «Non ci sarà alcuna tregua o piano B alla Cop27».
Da parte sua, il rapporto della Fondazione Mo-Ibrahim raccomanda di valutare (e monetizzare) la capacità di sequestro del carbonio in Africa: «Il continente non è solo il più basso emettitore di carbonio pro capite, ma ospita anche grandi aree in grado di assorbire il carbonio. I Paesi africani devono essere debitamente compensati per la conservazione di questi beni globali planetari, anche stabilendo un prezzo allo stoccaggio del carbonio.
Mohammed “Mo” Ibrahim, fondatore e presidente della Mo Ibrahim Foundation, ha affermato che i termini dell’attuale dibattito sul clima non soddisfano le aspettative dell’Africa, dove oltre 600 milioni di persone non hanno ancora accesso all’elettricità.
Anche il gruppo di esperti internazionali dell’Ipcc condivide l’idea che i finanziamenti per il clima siano insufficienti in Africa. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), l’Africa, che rappresenta il 17% della popolazione mondiale, è responsabile solo del 3% circa delle emissioni globali di gas serra legate all’energia, e del 7% delle emissioni totali. Però è il continente più esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Una evidente ingiustizia! Sfruttare il vasto potenziale di energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica, nonché l’enorme potenziale dell’idrogeno verde scoperto di recente, può essere un punto di svolta, che può sollevare milioni di africani dalla povertà energetica.
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it