L’Africa negli occhi dei bambini
Congelato da uno scatto fotografico velocissimo, uno spruzzo d’acqua potente sprigiona la sensazione gioiosa in un bambino che si protegge il volto con le mani. Due mani, in un’altra immagine, si protendono vicino all’obiettivo nascondendo il viso. E un’altra mano ancora, aperta, poggiata su un vetro rotto copre tutta l’inquadratura.
C’è poi la fotografia di un giovane, fiero e sicuro, in equilibrio sulla cima di un albero dai rami tagliati. Si scorgono, invece, solo le gambe e un braccio nell’immagine di un ragazzo in mezzo ai rifiuti di una discarica da dove sta portando via un pezzo di lamiera.
A passo veloce un bambino cammina lungo la strada portando sulle gracili spalle dei mucchi di cartone. Altri scatti fotografici ritraggono una scorribanda di motociclisti; delle sagome in controluce di ragazzi di profilo che guardano in alto aspettando, probabilmente, l’arrivo del pallone durante una partita di calcio; dei piedi con le unghie smaltate di celeste che lambiscono una pozzanghera fangosa; un bambino col viso imbronciato sulle cui guance scorrono due lacrime, e un’altra sorridente da dietro una piccola finestra con un’anta divelta a metà.
E ancora dettagli di volti colti in varie espressioni. Autori di queste e di altre bellissime immagini si direbbe siano dei professionisti del reportage fotografico. E invece, sorprende sapere che sono dei giovanissimi autodidatti, tutti africani, che hanno raccontato attraverso il loro sguardo scene di vita quotidiana. Il risultato sono decine di scatti sorprendenti che fissano angoli dei quartieri degradati di due città, isolano scene di vita quotidiana tra povertà e felicità, inquadrano occhi velati di speranza, rivelano potenzialità e virtù.
La mostra dal titolo “Scatti Liberi: l’Africa negli occhi dei bambini”, è il frutto di un progetto culturale che ha coinvolto bambini e adolescenti in situazioni di grave povertà, residenti nelle periferie di Nairobi (Kenya) e Bamako (Mali), in un percorso di formazione e integrazione, per offrire loro un’alternativa concreta alla vita di strada e un’opportunità di riscatto professionale e sociale. Nella primavera del 2018, infatti, nove ragazzi keniani e dieci maliani, di età compresa tra gli 8 e i 16 anni, sono stati inseriti in un corso propedeutico di fotografia e poi inviati come reporter a immortalare ciò che gli sta attorno, con la sensibilità del loro sguardo.
«Un racconto differente che rifiuta l’Africa dei luoghi comuni, dei pregiudizi e delle strumentalizzazioni – ha commentato il card. Gianfranco Ravasi, che col “Cortile dei Gentili”, ha promosso e sostenuto il progetto -. L’ignoranza e la paura dell’altro – ha continuato – sono tra i mali più pericolosi del nostro tempo. Attraverso questi scatti i bambini ci stanno donando la propria storia, fatta di paure, speranze e attimi di quotidianità. Attraverso la lente di una macchina fotografica, ci stanno dicendo: “Questa è la nostra verità. Ascoltatela. Rispettatela.”».
La mostra nasce da uno straordinario incontro multiculturale attraverso “Kene” (che significa “spazio”, a simboleggiare un luogo di incontro e redenzione), un laboratorio fotografico nel distretto di Kanadjikila, a Bamako, creato nell’estate del 2017 dal fotografo ivoriano Mohamed Keita e Marco Pieroni, noto fotografo italiano da decenni impegnato sul fronte dei reportage in Paesi dell’Africa sub-sahariana. Insieme hanno guidato i ragazzi nel percorso di formazione professionale e personale.
Il progetto nasce dall’idea di Keita, 25enne della Costa d’Avorio costretto a fuggire a soli 13 anni a causa della guerra civile, che, giunto in Italia dopo un lungo e drammatico viaggio, scopre la sua vocazione alla fotografia. Dopo anni di studio e lavoro nel nostro Paese, decide di tornare in Africa e di mettere a disposizione dei bambini le sue competenze, stimolando professionalità in campo fotografico e, più globalmente, contribuendo a favorire opportunità di crescita e di lavoro in loco, con il supporto della Fondazione Pianoterra Onlus.
L’incredibile storia di Mohamed Keita è narrata nel testo di Luca Attanasio “IL BAGAGLIO. Storie e numeri del fenomeno dei migranti minori non accompagnati”, collaboratore del progetto.
«La storia di Mohamed– ha dichiarato l’europarlamentare Silvia Costa, sostenitrice del progetto – è simbolica del valore aggiunto che tanti giovani migranti, al di là delle sofferenze e delle ferite che portano in sé, possono offrire al nostro Paese e all’Europa. Un contributo di creatività, cultura, arte e, soprattutto, umanità. Il laboratorio di fotografia che Mohamed ha creato in Mali, dove ha deciso di tornare per dedicarsi a insegnare fotografia ai bambini da cui questa mostra è stata interamente realizzata, è una meravigliosa storia di viaggio a ritroso, una migrazione all’inverso, per sostenere giovani come lui ed evitargli partenze e viaggi drammatici: la migliore narrazione del fenomeno migratorio e del continente africano». L’intero ricavato della vendita delle fotografie sarà destinato a sostenere e finanziare i laboratori fotografici per ragazzi di strada in Mali, in Kenya e in altri Paesi.
“Scatti Liberi: l’Africa negli occhi dei bambini”, realizzata dal “Cortile dei Gentili”, dipartimento del Pontificio Consiglio della Cultura per il dialogo tra credenti e non credenti, in collaborazione con Amref Health Africa – Italia e Fondazione Pianoterra. A Roma, Auditorium Parco della Musica, fino al 25/11. Ingresso libero dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 21.00, e sabato, domenica e festivi, dalle 10.00 alle 21.00.