L’Africa dimenticata
«L’Africa gioca un ruolo cruciale nell’economia mondiale». Wolfgang Schaeuble, potente ministro delle Finanze della Germania, con queste parole altisonanti, ha presentato il vertice G20 del 7 e 8 luglio, che conclude il semestre della presidenza di turno tedesca. Al centro del vertice dei capi di Stato e di governo delle prime 20 economie mondiali c’è l’iniziativa battezzata “Compact with Africa” che si propone di stimolare gli investimenti privati nel continente nero. Detta così può far pensare a un ritorno di colonialismo dopo la fine dell’era coloniale. Un colonialismo di tipo economico. Ma è proprio vero che l’Africa gioca un ruolo cruciale nell’economia mondiale? I flussi migratori negli ultimi anni sono aumentati (in Africa ci sono 20 milioni di sfollati e rifugiati, dati Unchr, che fuggono da guerre e persecuzioni).
Negli ultimi 5 anni sono scoppiati 8 nuovi conflitti armati, e nessuno dei vecchi ha trovato una soluzione definitiva. La situazione economica è molto peggiorata. Banca mondiale e Fmi nell’ultimo World economic outlook hanno rivisto al ribasso le stime di crescita. Angola, Sudafrica e Nigeria, i tre Paesi più sviluppati, rallentano ai livelli più bassi dal 2009. Molti Paesi sono strozzati dal crollo del prezzo delle materie prime e dal dollaro forte che ha causato una svalutazione delle valute locali e, in molti casi, l’aumento degli interessi per ripagare i debiti internazionali. Se non si riesce a pagare i debiti, si va in fallimento. Quello che è successo al Mozambico, primo Paese africano a finire in default da diversi anni a questa parte: non è riuscito a ripagare la rata sulle obbligazioni governative da 727 milioni di dollari collocate sui mercati finanziari nel 2013 per l’ammodernamento della flotta dei pescherecci, in scadenza del 2020. Un film già visto. Lunghi negoziati, rinegoziazione del debito e una cura lacrime e sangue simile a quella imposta dalla Grecia. Da qui a fine anno altri Paesi africani rischiano di aggiungersi al Mozambico per l’incapacità (o impossibilità) di ripagare i propri bond: Senegal, Tunisia, Ghana e Zambia. A rischio sono anche Angola, Kenya e Costa d’Avorio.
Nella prima decade del Duemila l’Africa aveva conosciuto un boom economico. Ci sono stati i Mondiali di calcio. Crescita del Pil a doppia cifra. Molti Paesi africani in quegli anni hanno emesso prestiti obbligazionari per finanziare programmi di sviluppo. Ora il quadro è radicalmente mutato. E da più parti si parla di rischio contagio. Di una malattia che rischia di trasformarsi in epidemia. Il piano tedesco e dei 20 grandi in questo quadro rischia di essere una goccia nel mare o di restare nel capitolo dei buoni propositi.