L’Africa di Conny

Conny Mosome è un'infermiera specializzata in psichiatria ed insegna in una università del Sud Africa. La sua storia su "New City Africa".
L'Africa di Conny

Il documento preparatorio del Sinodo dei vescovi mette in evidenza alcune delle ingiustizie contro le donne…

«Le donne africane sono vittime di complesse ingiustizie sociali, diseguaglianze, unioni forzate, traffico di esseri umani e abusi di tutti i tipi. Le ripercussioni ricadono sulle famiglie e, in modo particolare, sui bambini che hanno molte probabilità di diventare mentalmente disturbati, anche in modo permanente. Gli scenari peggiori si presentano nelle famiglie affette dall’Aids. Le nonne, anche in situazioni molto difficili, si prendono cura dei bambini rimasti orfani e, in alcuni casi, le donne provano persino vergogna a chiedere aiuto».

 

Lei, ogni giorno, ha a che fare con la sofferenza e il dolore, come l’affronta?

«Quello che realmente mi incoraggia, lavorando con le famiglie e le donne, è la luce che ho ricevuto dalla spiritualità dei Focolari. Trovo così l’ispirazione per lavorare nella società per cercare di alleviare le sofferenze, amare gli ultimi e dare il mio piccolo contributo per cambiare le cose. C’è una frase detta da Chiara Lubich che considero il mio programma di vita. Dice:

"In qualsiasi posto tu viva, in qualunque situazione tu ti possa trovare… è il tuo paradiso". Lavorare con i bisognosi, i malati di Aids è diventata la mia vita. Quando mi chiedono: "Ma come puoi affrontare tutto ciò?", io spesso rispondo: "Qualche volta piango, non perché sono disperata, ma semplicemente perché ho avuto l’opportunità di condividere la sofferenza di chi mi sta vicino". L’unità e il legame che si crea tra noi è il trampolino di lancio che mi fa affrontare la realtà e affinare la capacità di ascolto e d’osservazione».

 

Nel documento preparatorio si dedica una speciale attenzione ai giovani…

«È fondamentale “investire” nelle nuove generazioni. Insegno all’università e molti tra i miei studenti sono donne e cerco di fargli riscoprire la loro dignità, l’autostima, e la coscienza delle loro potenzialità. Faccio questo attraverso dei colloqui personali in cui ascolto le loro preoccupazioni e poi lascio il mio numero di cellulare per essere sempre in contatto con loro. Conosco le loro famiglie, il contesto da cui provengono e i loro problemi. Questo mi serve per ricostruire una stabilità psicologica. Si crea così una reciprocità: cerco di seguire la loro crescita e condividiamo ogni passo avanti raggiunto».

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