Lacrime e preghiere per commemorare lo Tsunami
A dieci anni di distanza dal devastante tsunami che nel 2004 colpì Indonesia, Thailandia, Sri Lanka, India, Myanmar, Bangladesh , Maldive fino alla Somalia, per un totale di 14 paesi, sono iniziate le celebrazioni per commemorare quella tragica data. Trattandosi di un periodo di vacanze natalizie e colpendo le maggiori attrazioni turistiche, la tragedia, in realtà, non interessò solo le popolazioni di quei paesi, ma tutto il mondo, poichè tra le vittime, tanti erano anche turisti provenienti da varie parti del mondo e in vacanza nelle spiagge del sud della Thailandia.
Solo la Svezia perse in pochi minuti 543 cittadini che si trovavano in vacanza in alcuni resorts tra Puket e Kaw Lak. Era il 26 dicembre 2004, ore 00:58:53 GMT (ora locale 07:58:53), quando un terremoto violentissimo di magnitudo pari a 9,3 della scala Richter ebbe origine in una delle zone al mondo a più alto rischio sismico, a largo dell’Isola di Sumatra, in Indonesia. L'area investita direttamente dal terremoto è stata insolitamente ampia: si è stimato che, su circa 1.200 km di faglia, la placca indiana si sia incuneata sotto quella birmana provocando l'innalzamento verticale del fondo oceanico dalla parte della placca birmana di circa 10 m e creando così le condizioni ideali per generare delle grandi onde anomale che, viaggiando fino a circa 800 km/h, hanno raggiunto in poco tempo le coste di buona parte dell'Oceano Indiano trasformandosi in enormi tsunami. Per intendersi: come se una zona lunga come l’Italia si spostasse improvvisamente per incunearsi sotto la crosta terrestre, facendo alzare di 10 centimetri il sottosuolo marino, di colpo.
Ecco: è accaduto qualcosa di simile alla profondità di circa 30 km, a 160 km a est della più grande isola del mondo, al largo dell’Indonesia; in tutto quasi 290 mila morti e 21,000 dipersi. Come per tutte le grandi catastrofi, il bilancio definitivo delle vittime non sarà mai completato.Oggi, dopo questo disastro di proporzioni apocalittiche, le spiagge della Thailandia e quelle di altri paesi che, teoricamente, potrebbero essere di nuovo teatro di un nuovo tsunami, sono tutte munite di sistemi d’allarme in grado di avvertire la popolazione in pochissimo tempo, e permettere così alla gente di salvarsi. In questi giorni, si sono ricordate le vittime e con loro le tante storie legate a quei terribili giorni: come un’unica preghiera, una struggente nostalgia per i cari, per gli amici ed anche per gli sconosciuti che hanno lasciato la loro vita in quelle acque.
Si ricordano anche gli eroi che salvarono vite umane: è il caso di un turista svizzero, Raymond Moor che fu tirato fuori dall’acqua e fatto salire su un balcone da una signora thailandese, che poi scomparve nelle acque e di cui non seppe mai il nome. Quest’atto eroico e tanti altri hanno segnato la vita della Thailandia, della sua cultura, del suo popolo, che piange ancora oggi tutte le sue vittime: tutto questo è rimasto impresso nella mente di tanti, che quest’anno, come negli anni passati, hanno voluto ritornare in Thailandia da varie parti del mondo, a Panga Nha, Kao Lak, o a Puket, per ricordare, i propri cari persi ed anche gli amici che li hanno soccorsi in quei giorni.
Soprattutto sono state offerte tante preghiere e cerimonie religiose di ogni genere che stanno animando la vita di tante località turistiche in questo periodo: e poi tante lacrime. Bellissimi segni, gesti, che colpiscono l’opione pubblica mondiale. I giornali Thai hanno dato molto risalto a tutti questi eventi, a testimonianza che i popoli, la gente, i thai in particolare, sono sensibili al soprannaturale, alla sofferenza altrui. E, direi, è anche un segno che nel cuore dell’uomo, degli uomini e donne di questo tempo, il senso dell’aldilà ha ancora un posto importante. Grandi segni in un tempo in cui la religiosità sembra schiacciata a favore della fredda tecnologia. Invece il cuore dell’uomo cerca il contatto con la vita che non muore.