Lacrime di donna o lacrime di ministro?

Il peso della responsabilità schiacciante e la novità di un incarico o il mettersi in discussione di fronte a scelte pesanti e impopolari. Quale la lettura di noi cittadini.
Tra le vicende che in questi giorni sono state trasmesse sulla manovra finanziaria, grande risonanza hanno avuto le lacrime del Ministro Elsa Fornero. Nel descrivere i passaggi che investono in modo particolare il suo dicastero, arrivata alla parola sacrificio – che non riesce a pronunziare per intero – la Fornero si ferma per un evidentissimo groppo alla gola. Poi una lacrima, poi un bel respiro e in pochi secondi si va avanti. Il presidente Monti interviene e riannoda il filo del discorso. Come interpretare questo episodio? Difficile dirlo.

 

So che a volte le scelte politiche di cui siamo portatori non collimano esattamente con le nostre opinioni personali. Eppure le accettiamo per ragioni che superano le convinzioni particolari e che si riferiscono a motivazioni legate a esigenze ben più ampie come, in questo caso, il dovere di agire nell’interesse della salute economica del Paese (almeno così speriamo).

 

Cerco solo di immaginare cosa può essere accaduto, nelle ore precedenti la conferenza stampa, tra le pareti del Consiglio dei ministri, quando si discute e si decide ciò che viene poi pubblicamente presentato. Possiamo forse ritenere che vi sia stata l’unanimità su tutto ciò che ora ci viene presentato da un governo compattamente schierato dinanzi ai giornalisti (prima) e al Parlamento (dopo)? Penso di no.

 

In fondo si tratta di un gruppo di persone che sino a pochi giorni fa tutto potevano immaginare tranne che di trovarsi sulle spalle la responsabilità di un ministero e soprattutto il peso di scelte finanziarie e politiche impopolari. Arrivati da New York o dall’Afghanistan, da Roma o da Torino, in poche ore sono stati catapultati in una situazione obiettivamente complessa e, per alcuni, nuova. Apprezzo tuttavia l’impegno e lo sforzo di chi accetta di mettersi in gioco e in discussione, anche a costo di qualche lacrima, per raggiungere obiettivi positivi e costruttivi che superano noi stessi e che dovrebbero prodrre risultati anche a vantaggio delle prossime generazioni.

 

Mi chiedo se anche noi, cittadini, povera gente di strada, siamo disposti a fare lo stesso, sapendo che probabilmente le nostre lacrime – per le conseguenze della manovra – sono ben più pesanti e difficili da fermare.

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