L’accordo c’è, ma non piace
Siglata un'intesa con la Regione, ma le organizzazioni di categoria avvertono: è solo una tregua.
Pace fatta, almeno per ora. All’indomani dell’accordo tra pastori e Giunta Regionale si registrano pareri discordanti: c’è chi parla di un successo almeno temporaneo, altri invece si dichiarano insoddisfatti. La frattura all’interno del mondo pastorale isolano è palese, da un lato c’è il Movimento Pastori sardi, guidato da Felice Floris, che per una settimana ha presidiato il Consiglio regionale, dall’altro le storiche sigle del settore, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri, che hanno invece occupato il competente assessorato regionale.
I fatti sono noti. Dopo 9 ore di trattativa le parti hanno raggiunto un’intesa su tre punti: i trasformatori del latte saranno premiati dalla Regione con il massimo del contributo se pagheranno il latte 85 centesimi al litro, ed il prezzo non potrà andare sotto i 75 centesimi a litro. Prevista la rimodulazione del Programma di sviluppo rurale per un importo di 100 milioni di euro, a favore del benessere animale e delle indennità compensative. È infine stato concordato un contributo di 2.500 euro ad azienda per il 2010, con l’impegno a verificare la possibilità di anticipare la quota 2012 a marzo del prossimo anno. Trovato l’accordo, la prevista manifestazione a Cagliari è stata annullata.
Fin qui la cronaca, ma al di là delle dichiarazioni di approvazione o meno, per i pastori almeno nell’immediato poco cambia. Fortunato Ladu, uno degli allevatori che hanno occupato il Consiglio regionale, si dice parzialmente soddisfatto. «Non ricevo stipendio per tutelare i diritti della categoria, ma credo che quanto ottenuto sia un primo passo, l’ho definita una tregua armata, perché quanto raggiunto rappresenta un risultato importante visto che si ritorna parlare di prezzo del latte. Altri parlano di fallimento, noi crediamo di aver costretto la Regione a prendere in carico i problemi di un comparto strategico e storico per l’isola. Continuiamo a lavorare ciascuno nella propria azienda, io qui a Pabillonis (Medio Campidano), con una speranza in più, frutto di quell’accordo, senza però dimenticare che il fuoco va mantenuto acceso: il patto è stato siglato, ma vigileremo affinché venga rispettato, anche perché per sanare questa situazione ci vorranno anni di lavoro e di impegno comune».
Di tutt’altro avviso il presidente di Confagricoltura Sardegna, Gigi Picciau. «Al Movimento pastori, guidato da Felice Floris, non è stato concesso nulla di più di quanto richiesto e ottenuto dalle organizzazioni professionali agricole. Analizzato il documento sottoscritto ieri dal presidente Cappellacci e dal movimento pastori, non si evidenziano infatti elementi migliorativi rispetto a quanto da noi già ottenuto e comunque ritenuto insufficiente per l’Agricoltura della Sardegna. Il trattamento che ci è stato riservato ci sembra riduttivo se raffrontato alle richieste avanzate, che continueremo a sostenere con forza».
Sulla stessa linea il presidente regionale di Coldiretti, Marco Scalas: «L’accordo è un passo indietro rispetto a proposte già discusse con le organizzazioni. Così non va bene. Bisogna che il latte venga a pagato a tutti nello stesso modo, non soltanto a una parte dei pastori».
La situazione non è dunque definita. L’unica cosa sicura è che per ora i pastori hanno deposto le armi, in attesa che la politica faccia il suo corso, e dia chiari indirizzi per un comparto così importante nell’economia di un’Isola.