L’abbraccio degli aquilani ai fratelli reatini ed ascolani

Nell'omelia per la cerimonia della Perdonanza, il vescovo de L'Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, ha espresso la vicinanza della sua diocesi alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto. L'anima degli aquilani, ha affermato, sanguina con voi, ma insieme ce la faremo
Case crollate ad Amatrice foto di Sara Fornaro

Le terre devastate dal terremoto del 24 agosto, monsignor Giuseppe Petrocchi le conosce bene. Il vescovo de L’Aquila, che pochi mesi fa denunciava iltrasloco forzato” subìto dagli aquilani, è stato parroco per 17 anni a Trisungo, un comune dell’ascolano, distante una manciata di chilometri da Arquata e Pescara del Tronto, due dei borghi distrutti dalla furia della terra. Nei giorni scorsi Petrocchi ha dunque sospeso ogni impegno per essere vicino alle popolazioni ferite e portare loro la solidarietà degli aquilani, partecipando anche ai funerali che si sono svolti, con grande commozione e partecipazione, ad Amatrice.

 

Ha incontrato persone provate e disperate, ancora impaurite per il susseguirsi delle scosse, assicurando a ciascuno la sua profonda partecipazione come padre e pastore e dicendo loro: «Sto con voi, vi voglio bene, vivo all’unisono questa situazione di dolore, vi accompagno con la preghiera, su di me potete contare. Sappiate che gli aquilani con voi oggi assumono questa sofferenza, ma con voi si aprono alla speranza e dicono: “Coraggio, non siete soli!». Il vescovo de L’Aquila ha visitato le chiese dichiarate inagibili e quelle meno danneggiate, concludendo la sua visita con una preghiera per le vittime, insieme ai parroci della zona don Antonio Iurlaro e don Serafino Lo Iacono. Poi, il ritorno a L’Aquila, per celebrare la Perdonanza, la cerimonia della concessione dell’indulgenza plenaria perpetua che papa Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo.

 

Nel corso dell’omelia, monsignor Petrocchi ha spiegato che «Perdonanza fa rima stretta con accoglienza, specie delle persone più bisognose di aiuto, e con fratellanza, che, essendo universale, non ammette recinti escludenti. L’amore cristiano non lascia nessuno fuori della porta del proprio cuore». Come aquilani, ha aggiunto, «abbracciamo con immenso affetto e concreta partecipazione le popolazioni-sorelle del territorio reatino e ascolano, sconvolte dalla tragedia del sisma. Le immagini dolorose che i media lasciano scorrere davanti a noi rievocano sentimenti laceranti nella nostra gente: pure l’“anima aquilana” sanguina con le stesse “pulsazioni esistenziali” di questi sventurati vicini, mescolando la propria tristezza con la loro. Il terremoto: questo “mostro” ha di nuovo affondato i suoi artigli, provocando immani devastazioni e ferite mortali, che conosciamo bene. Anche questa volta, l’orrendo predatore, oltre a lasciare distruzioni e macerie alle sue spalle, ha fatto razzia di vite innocenti».

 

«In nome della Perdonanza – ha affermato Petrocchi – da aquilani ci dichiariamo pronti a stare a fianco di queste genti amiche, per condividere la loro croce, ma anche per camminare insieme sulla via della risurrezione: spirituale e sociale. Lo “scacco matto” che il cristiano può dare al male, in tutte le sue forme, non sta solo nel neutralizzarlo, ma consiste nel ribaltarlo nel suo opposto, trasformandolo in occasione di bene. L’immediata ed efficiente solidarietà che è subito scattata – saldando in creativa unità istituzioni e popolazione, comunità ecclesiali e organismi civili – dimostra che, anche lì come da noi, il terremoto ha già perso la sua guerra… Vi prego di essere generosi nella raccolta di offerte che – in sinergia con la Conferenza episcopale italiana – verrà fatta domenica 18 settembre. Ri-amiamo con lo stesso amore – ha concluso il vescovo – con il quale siamo stati amati!».

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