“L’abbiamo fatta grossa” e “Point break”
Point Break
Possono bastare una fotografia splendente di nature innevate o di oceani dalle onde alte sui 30 metri, e riprese rischiose di stuntman dal mare ai monti, in discese formidabili sulla neve a dare nerbo narrativo a un film? La cornice del lavoro diretto con sagacia da Ericson Core è davvero magnifica. La storia, in sé fragile, un po’ meno. Johnny Utah (Luke Bracey) s’infila in un gruppo di atleti amanti del brivido come agente segreto dell’FBI per scoprirne i piani distruttivi del mondo, secondo un’ottica di salvaguardia della natura, per cui il film acquista pure una vaga tinta da thriller poliziesco. Ma è solo una vernice, perché il film, dai dialoghi e dalle mosse prevedibili, è soprattutto un grande spettacolo in azione dell’uomo contro le forze della natura. Piacerà agli amanti dello sport estremo e a chi vuole rilassarsi senza impegno.
L’abbiamo fatta grossa
Carlo Verdone dirige sé stesso in duetto con Antonio Albanese in un cocktail di giallo, lievissima satira sociale, commedia giocosa, con alcune cadute di gusto non necessarie alla brillantezza del film. La trama è facile: Verdone è Arturo Merlino, investigatore squattrinato, mollato dalla moglie, vive con la vecchia zia, scrive pessimi romanzi gialli. Albanese è uno scarso attore di teatro, lasciato dalla moglie con due figli, sempre in cerca di soldi. I due si ritrovano perché l’attore vuole indagare sulle infedeltà della moglie e di guai i due ne combinano parecchi, secondo lo stile da commedia degli equivoci. C’è un buon coro di comprimari a dare verve al racconto – in verità troppo lungo – che si dipana in varie scene con trovate simpatiche, come la cattura del gatto per il vicino di casa o gli incontri con il parlamentare corrotto (Massimo Popolizio). Il duo Verdone-Albanese funziona, anche se talvolta sembrano rubarsi la scena in un film un po’ a mosaico, con qualche bella intuizione, ma forse poco spontaneo e innovativo. Avrà comunque un buon successo.