La “Xylella fastidiosa” e il dramma degli ulivi pugliesi eradicati

In molte zone d'Italia questo batterio, insieme ad altre cause, ha favorito la diffusione della "sindrome del disseccamento rapido degli ulivi". L'Unione europea ha deciso l'eradicazione delle piante sane che circondano quelle malate nel raggio di cento metri. Le tutele per il Salento  
Ulivi tagliati in Puglia per la Xylella fastidiosa

Con un provvedimento che ha suscitato molte polemiche, il Comitato per la salute delle piante dell’Unione europea ha stabilito, qualche giorno fa, l’eradicazione degli ulivi per le zone a Nord della Puglia colpite dai focolai di Xylella fastidiosa, nonché di tutte le piante ospiti sane nel raggio di 100 metri, con una tutela del Salento, dove dovranno essere tagliate solo le piante malate ed eseguiti test su quelle circostanti in una fascia di 20 km tra Brindisi e Taranto.

Tale decisione, contestata dagli agricoltori, è invece risultata anche troppo blanda per alcuni esperti e ricercatori di entomologia di Bari, in quanto adesso servono misure drastiche per arginare il problema che a suo tempo è stato sottovalutato. Non avendo adottato misure per arginare il problema nel 2013 quando si è presentato, ora non ci sono i tempi necessari per fare le ricerche e gli esami necessari per avviare le pratiche colturali.

La malattia “complesso del disseccamento dell’ulivo”, non è dovuta alla presenza del batterio killer Xylella fastidiosa, del quale esso sarebbe una concausa, ma è dovuto principalmente alla mancanza di cura della terra, all’assenza delle pratiche colturali sane condotte con mezzi agronomici. L’unica possibilità di trasmissione della Xylella è attraverso gli insetti vettori come la Philaenus spumarius o sputacchina, riscontrato con evidenza scientifica nelle aree contaminate della provincia di Lecce.

Questo insetto effettua un ciclo di riproduzione tra piante ed erbe. Pertanto le erbe abbandonate sottostanti le piante e gli alberi, sono responsabili della diffusione del batterio. Sebbene da analisi molecolari del dna si sia scoperto che il ceppo del batterio sia simile a quello presente in Costa Rica, non ci sono prove che il batterio abbia questa origine.

Dall’intercettazione del Servizio fitosanitario olandese -da parte del gruppo di ricercatori baresi- di una partita infetta da Xylella di piante ornamentali di caffè importate dal Costa Rica nell’ottobre scorso, è molto probabile che il ceppo sia entrato con queste ma non necessariamente in provincia di Lecce o in Italia, ma anche da qualche Paese comunitario che le aveva importate e commercializzate in Europa.

Su questo sta indagando la finanza in queste ultime ore, che ha sequestrato i computer dei ricercatori della Facoltà di Agraria di Bari, e requisito carte dal Cnr, dall’Istituto agronomico mediterraneo di Bari e dal centro di ricerca e di formazione agraria Basile Caramia, rallentando il lavoro di ricerca che si sta conducendo sulle cause della diffusione della malattia nella regione e sulle possibili modalità di intervento.

 

 

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