La “voce” della discarica

Da un progetto educativo per i giovani di una baraccopoli paraguayana, un’orchestra con strumenti musicali ricavati dai rifiuti di una discarica, oggi famosa in tutto il mondo.

La principale discarica a cielo aperto del Paraguay? Si trova presso la laguna di Cateura, cittadina distante circa sei miglia da Asunción, la capitale. Lì vengono ammassati giornalmente 1500 tonnellate di nuovi rifiuti in aggiunta ai precedenti; rifiuti che attirano branchi famelici di animali e nuvole di uccelli, ma soprattutto diventano risorsa di vita per la maggior parte dei diecimila abitanti del posto, spinti dalla povertà alla ricerca di qualcosa da rivendere o riciclare. Inutile dire che a corollario di tanta miseria e mancanza d’igiene si aggiungono droga, alcolismo, violenza e malattie.

Eppure anche in quella zona estremamente povera e degradata c’è chi ha tentato di riaffermare la propria dignità, alimentando speranze concrete di riscatto sociale. È il caso di alcuni giovani musicisti che suonano strumenti realizzati con gli scarti sottratti alla spazzatura: pezzi di legno, fusti, lattine, vecchia posateria e simili. “Orquesta de Instrumentos Reciclados de Cateura” è il nome dell’ensemble che a partire dal 2012, grazie al docufilm Landfill Harmonic aperto emblematicamente dalla frase «Il mondo ci ha spedito spazzatura, noi rimandiamo indietro musica», ha attirato l’interesse mondiale su questo originale progetto.

A promuoverlo, da un’idea dell’insegnante paraguayano Luis Szarán, è stato un consulente ambientale argentino con la passione per la musica, Favio Chávez. Tra il 2006 e il 2007 si occupava di riciclaggio di rifiuti a Cateura quando, scioccato dalla vista di tanti bambini e adolescenti che invece di frequentare la scuola, per sopravvivere, frugavano tra i cumuli di rifiuti maleodoranti, si è messo a insegnar loro musica per allontanarli dalla discarica con i relativi pericoli e mantener viva in loro la prospettiva di un futuro più sereno.

Mancava una sede per le prove, mancavano gli stessi strumenti musicali in un Paese in cui un violino vale più di una casa, ma per Chávez nessun ostacolo era insormontabile. Decisivo, a questo punto, l’intervento di Nicolás Gómez detto “Cola”, un robivecchi dotato di autentico “genio” nel dare nuova vita ai rottami e agli scarti con i quali poter realizzare i primi strumenti. Una sperimentazione costante, creatività e l’apporto di artigiani coinvolti nel progetto li avrebbero resi sempre più in grado di avvicinarsi al suono di un vero violino, un clarinetto, un contrabbasso, uno strumento a percussione. Intanto al gruppetto iniziale di alunni appartenenti alla comunità dal Bañado Sur si erano aggiunti quelli di altre comunità.

L’orchestra che ne è nata, oggi con sede in un nuovo edificio adibito a scuola di musica, rientra in un progetto educativo che ha visto oltre 200 bambini trovare uno scopo per cui vivere e scoprire orizzonti di bellezza prima a loro interdetti; senza trascurare l’aiuto economico fornito alle famiglie: come la piccola violinista Celeste, fiera di aver potuto regalare ai genitori una casa vera con i suoi concerti in giro per il mondo. Il repertorio musicale spazia dalla classica al folk, dai Beatles a Frank Sinatra, dalla musica da film al metal sinfonico. Lo stesso progetto viene oggi replicato in altri Paesi dove le risorse scarseggiano, ma non l’arte di arrangiarsi.

Dall’America Latina all’Europa, dagli Stati Uniti all’Asia, le tournée dei ragazzi di Cateura si propongono di sensibilizzare il pubblico sull’estrema povertà di alcune aree del mondo. Chi partecipa ad un loro concerto rimane ammirato dalla dignità e dall’impegno con cui essi suonano i loro strumenti approssimati, così lontani dalla perfezione di quelli veri (ma alcuni esemplari hanno oggi il privilegio di essere esposti permanentemente in un museo dell’Arizona). Il contrasto è tanto più toccante in quanto nelle particolari sonorità di questi strumenti sembra avvertire, anche quando il pezzo eseguito è brillante, come un gemito. È la struggente “voce” della discarica, simbolo delle sofferenze di tanti scartati della vita, monito per chi nuota nell’abbondanza.

 

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