La voce del silenzio
Avete mai ascoltato la voce del silenzio? Certamente sì: contemplando una catena di montagne innevate o all’orizzonte tuffarsi il sole dietro il confine del mare; raccogliendosi in meditazione e preghiera nel proprio intimo o nello spazio austero e ombroso d’una chiesa. Ma quasi quasi c’è un silenzio la cui voce s’ode ancora più intensa, tanto che giunge dritta a colpire il cuore facendolo risuonare di un’eco dai mille riverberi. E sapete quand’è che s’ascolta questa voce dal suono unico e inconfondibile?
S’ascolta quando a raccogliersi nel silenzio, in semplicità, è una comunità di persone che unanime si ferma per convergere in un’unica preghiera. Aprendosi così, insieme, ad accogliere la brezza leggera del soffio di Dio. Una comunità o addirittura una folla. Come quando, la sera dell’annuncio dell’elezione di papa Francesco, tutti in piazza San Pietro, al cenno di un suo invito, spensero all’unisono la vivace e chiassosa esternazione della loro gioia: per inabissarsi all’istante in una muta invocazione a Dio perché elargisse la sua benedizione sul nuovo papa e su tutta la Chiesa.
La voce del silenzio sempre ci riempie di stupore e ci supera. In questi tempi difficili della pandemia, poi, mi ha sorpreso in una forma nuova. Tenevo la prima lezione di un corso all’Università Sophia, online, con una cinquantina di studenti collegati da vari punti d’Italia, ma anche da più lontano, persino da Hong Kong e Taiwan. Ebbene, quando ho proposto – come faccio di consueto – un momento di raccoglimento, per riformulare il reciproco impegno ad accogliere la Luce che illumina ciascuno abitando nei nostri cuori e in mezzo a noi, è calato un gran silenzio. Che evocava un respiro quasi cosmico.
L’ho percepito come mai prima d’ora m’era capitato: coi sensi dell’anima. Online! Mi son detto. Perché anche la tecnologia può avere un’anima. Dipende da noi. Se con la nostra intenzione e la nostra concordia ne facciamo un veicolo d’unità.