La vittoria di Dilma
La rielezione di Dilma Rousseff non solo non era scontata, ma era davvero in bilico perché questo era il vero, primo confronto politico da quando il Paese ha ritrovato la democrazia dopo gli anni della dittatura militare.
Si confrontavano nelle urne due posizioni storiche, quella di Aécio Neves che, in versione moderna, rappresentava coloro che per secoli hanno detenuto la struttura produttiva della nazione escludendo una parte enorme dei brasiliani condannati alla miseria. E dall’altra Dilma Rousseff, continuatrice del governo di Lula da Silva che per la prima volta aveva condotto un’amministrazione più che attenta al riscatto degli umili e dei miseri con risultati sorprendenti, senza minimizzare la crescita economica generale. Questo è un fatto storico, riscontrabile nei dati, nei fatti.
Certo Lula non ha fatto tutto da solo, ha goduto dei risultati del governo precedente di Fernando Henrique Cardoso che aveva messo a posto i conti e innescato un processo di crescita. Lula, dotato di grandi capacità di dialogo, ha compiuto una piccola ma efficace rivoluzione spingendo le riforme e creando possibilità di lavoro. Le politiche sociali da lui create sono state motivo di discussioni senza fine, ma i dati dicono che 40 milioni di brasiliani sono usciti da una situazione di miseria entrando nel circuito produttivo.
Nel suo primo mandato Dilma, dotata di grande acume manageriale, rappresentava la continuità con la politica di Lula. I suoi primi quattro anni non sono stati facili: la crisi economica globale, la corruzione, piaga storica del Brasile, anche nel suo partito. Alcuni errori palesi, poi, hanno contribuito ad un governo meno brillante. Comunque Dilma ha continuato le politiche sociali verso le classi più povere. Alcuni fatti eclatanti come la conduzione della preparazione dei mondiali di calcio, con le grandi manifestazioni di piazza, gli scandali di corruzione della Petrobrus, l’impresa pubblica del petrolio hanno messo nelle mani dei suoi oppositori materiale per una campagna elettorale tra le più violente del periodo democratico.
I media, carta stampa stampata e tv, hanno condotto un vero e proprio massacro nei suoi confronti. Il Paese così si è diviso letteralmente in due. La vittoria di Dilam dice che il popolo, i meno abbienti, la povera gente, e anche parte della classe intellettuale, è con la sua politica. Le sue prime parole sono state per una mano tesa verso Aécio Neves per il bene del paese. Speriamo che abbia imparato qualcosa da questa esperienza sicuramente dolorosa. Ci auguriamo che possa fare meglio nel secondo mandato. Ha ancora la fiducia della maggioranza dei brasiliani.