La vita segreta delle parole

Conflitto dei Balcani. Mentre era in corso – ha detto la regista Isabel Coixet -, il pensiero della guerra mi ossessionava: un giorno mi assalì il desiderio di andare a Sarajevo e fare qualcosa. Ne nacque, subito, un documentario sul dramma delle donne, che avevano patito atroci violenze, e, successivamente, il film attuale. Un’opera che vuole portare alla luce una sofferenza femminile così acuta da causare chiusura e vergogna. La difficile interpretazione è stata affidata a Sarah Polley, che era già stata scelta dalla stessa autrice ne La mia vita senza me. Una giovane tacitur- na, che ha studiato da infermiera a Dubrovnik, lavora in una fabbrica della Danimarca, nascondendo il suo tremendo segreto in una operosità continua. Convinta dai superiori alle ferie, le passa su una piattaforma petrolifera, offrendosi a curare un tecnico (Tim Robbins), infortunatosi in un incendio. La Coixet, convinta che le parole in un film sono importanti quanto le immagini, anche quando sono ancora trattenute nell’ambiguità, compone scene coinvolgenti, in cui l’iniziale silenzio di lei e il cinismo di lui, mascherato sotto un umorismo astuto, cedono allo scorrere delle parole, che svelano il passato. L’ambiente insolito della piattaforma, che sta per essere abbandonata, li separa dal mondo, favorendo il percorso a ritroso nei ricordi. Il mare, per loro, si colora di toni cupi e il suo fondo nasconde animali paurosi ed un liquido minaccioso, inquinante più del petrolio. Proprio come i ricordi, che man mano emergono, quelli di lui relativi al padre minaccioso e al senso di colpa per aver indotto un amico al suicidio, quelli di lei relativi allo stupro collettivo, subito in Bosnia. Così lo spettatore, preso dal nascente rapporto amoroso, è trasportato, suo malgrado, anche nella memoria di una strage, troppo presto accantonata da noi occidentali. Una voce infantile fuori campo, di una figlia uccisa nella guerra, spiega le azioni della donna. Una rievocazione ottenuta in maniera accattivante, ma non meno dolorosa, in una ardita composizione agrodolce, degna di una autrice di talento. Anche se certi possono restarne perplessi. Regia di Isabel Coixet; con Sarah Polley, Tim Robbins.

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