La vita è preziosa
Ci siamo riconciliati con la nostra storia?», ha chiesto papa Francesco alle persone presenti in Piazza S. Pietro la mattina del 5 settembre. Nel corso dell’Udienza generale, partendo dal settimo comandamento, il papa ha parlato del giorno del riposo. In questo periodo si torna alle occupazioni della vita ordinaria, alla routine e sentire parlare di riposo evoca ricordi di vacanze, sole, mare… ma, in realtà, si tratta di qualcosa di più profondo.
C’è un riposo falso e un riposo vero, spiega papa Francesco: «L’industria della distrazione è assai fiorente e la pubblicità disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono. Il concetto di vita oggi dominante non ha il baricentro nell’attività e nell’impegno ma nell’evasione. Guadagnare per divertirsi, appagarsi. L’immagine-modello è quella di una persona di successo che può permettersi ampi e diversi spazi di piacere. Ma questa mentalità fa scivolare verso l’insoddisfazione di un’esistenza anestetizzata dal divertimento che non è riposo, ma alienazione e fuga dalla realtà. L’uomo non si è mai riposato tanto come oggi, eppure l’uomo non ha mai sperimentato tanto vuoto come oggi!».
Il racconto della creazione ci aiuta ad andare al cuore del problema. Si legge, infatti, che Dio creò il mondo in sei giorni, poi ‘vide che era cosa buona’. Il giorno del riposo assume, allora, un significato peculiare: è la gioia di Dio per ciò che ha creato. È il giorno della contemplazione e della benedizione, è il momento della lode, non dell’evasione.
È l’occasione per guardare la realtà e dire: “come è bella la vita!”. È un tempo per ringraziare, per benedire i giorni – per ricordarli e non per cancellarli -, per fare pace con la vita e comprendere che essa è preziosa, anche se non è facile, a volte è dolorosa, ma è preziosa!
«Per noi cristiani, – aggiunge il papa – il centro del giorno del Signore, la domenica, è l’Eucaristia, che significa “rendimento di grazie”. È il giorno per dire a Dio: grazie Signore della vita, della tua misericordia, di tutti i tuoi doni».
Così saremo introdotti nel vero riposo, che è opera di Dio in noi. Il riposo, la benedizione, la gioia, implicano allontanare il cuore dalla maledizione, dall’insoddisfazione, cui a volte è facile piegarsi. L’apertura al bene, invece, «è un movimento adulto del cuore».
Allontanandosi dall’amarezza, si fa pace con ciò da cui si vorrebbe fuggire, ci si riconcilia con la propria storia, con quello che di essa è difficile accettare. Riconciliarsi con la propria storia non è volerla cambiare, ma accoglierla, valorizzarla. Quanto diventa bella la vita quando si pensa bene di essa, quando si pensa che tutto è grazia e quel pensiero sgretola il muro dell’insoddisfazione! «Quante volte abbiamo incontrato cristiani malati che ci hanno consolato con una serenità che non si trova nei gaudenti e negli edonisti! E abbiamo visto persone umili e povere gioire di piccole grazie con una felicità che sapeva di eternità», ricorda il papa.
La vita è bella quando ci si apre alla Provvidenza e si scoprono vere le parole del Salmo: “Solo in Dio riposa l’anima mia” (Sal 62,2).