La vita di Michelangelo
Napoli rivisita la biografia dell’artista attraverso le sue opere. Scritti e disegni per un personaggio contraddittorio.
Com’era davvero il “divino”Michelangelo? Artista enorme. Con lui l’arte ha voltato pagina. Esiste infatti un prima e un dopo Michelangelo. Hanno scritto in tanti di lui, a cominciare dalle biografie autorizzate di Vasari e Condivi, che lo hanno mitizzato. Scoprirlo taccagno, egocentrico, dipendente da un padre-padrone, vittimista e voltabandiera in campo politico, può non piacere. Ma l’uomo è questo.
Scorrendo le lettere, le poesie e i contratti di lavoro in questa rassegna bellissima, gestita in collaborazione con la fiorentina Casa Buonarroti, e indispensabile per chi ama il Genio, si rileva tutto questo. Tanto che alla fine Michelangelo risulta quasi simpatico, perché almeno è come tanti di noi. Nella lettera del 1518 al cardinale Giulio de’Medici, ad esempio, che l’aveva incaricato di costruire la nuova facciata della chiesa fiorentina di san Lorenzo, l’artista, al solito dice che «…”arò (avrò) bisognio,infra un mese, di mille ducati e prego Vostra Signoria non mi lasci mancare ‘e denari». Insomma, dopo aver ricevuto un anticipo milionario, chiede ancora soldi: una ossessione che gli dura tutta la vita.
Diventa ricchissimo e vive come uno straccione. Manda i soldi da Roma a casa come un emigrante qualsiasi e litiga col fratello e il nipote per questione di “interessi”. Ci sono altre sorprese. Nel 1529, in piena Repubblica fiorentina a cui collabora, tradendo i Medici che l’hanno allevato, timoroso che vada a finir male (come accadrà), scappa a Venezia e da lì scrive all’amico Battista della Palla che la colpa della fuga non è sua, ma di «uno che all’orecchio mi disse che non era da star più (a Firenze)». Ancora una volta, Michelangelo dà la colpa agli altri della sua viltà. Insomma, anche lui, – come molte star attuali – manipola la storia a suo favore e fa la vittima.
Ci sono poi i momenti teneri: i versi che scrive in morte del ragazzino Cecchino Bracci, nipote amatissimo dell’amico Luigi del Riccio, le lettere spirituali con le poesie devote a Vittoria Colonna, e quelle appassionate all’amico Tommaso de’ Cavalieri. Per loro disegna soggetti religiosi e profani, Pietà e Ganimedi di struggente bellezza, fino all’ultima lettera, segnata con grafia tremante a 89 anni al nipote Simone in cui lo ringrazia dei formaggi freschi e conclude «altro non m’achade». Non c’è altro da dirti. Quattro giorni dopo, muore.
La vita di Michelangelo. Carte, poesie, lettere e disegni autografi. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Fino al 23/8 (catalogo Silvana Editoriale).