La violenza dell’uomo e della natura
Il fine settimana del 19-20 maggio ha portato nelle nostre case due notizie che ci hanno scosso: l’attentato alla scuola Falcone Morvillo di Brindisi e il terremoto di Finale Emilia e dintorni. Due notizie che si sono rincorse sui nostri media, tanto che i direttori si sono trovati in difficoltà nello scegliere l’apertura per i loro siti, giornali, telegiornali o radiogiornali. Perché entrambe le notizie erano di quelle che colpiscono l’immaginario collettivo: a Brindisi la folle violenza di chi cerca di seminare il terrore contro ragazzi innocenti; e l’incomprensibile violenza della natura, che colpisce indifferentemente «giusti e ingiusti» quando e dove meno te l’aspetti.
Queste violenze così diverse ci sono state offerte sullo stesso piatto senza far troppe distinzioni tra l’una e l’altra, per quella stupida amalgama che troppe volte è il risultato finale della marmellata mediatica. Il linguaggio dei media ha aggiunto violenza a violenza, in modo spesso barbaro, che «moltiplica la violenza», come diceva l’antropologo De Certeau. Così pochi hanno capito che di fronte alla notizia di Brindisi ci sarebbe voluto un silenzio di sbigottimento per la malvagità, mentre per l’Emilia il silenzio avrebbe dovuto essere quello di chi si accosta al mistero stesso della vita.
Sia come sia, quel che più ha accomunato i due avvenimenti è stata la reazione di solidarietà della gente. Se l’evento crudele della scuola brindisina ha suscitato in tutto il Paese la solidarietà dell’indignazione e della fermezza civile, contro la violenza dell’odio e della malattia della mente, con manifestazioni spontanee nelle nostre piazze, il terremoto emiliano ha messo in moto la solidarietà dell’immediata generosità, che s’è espressa nel lavoro delle misericordie, della protezione civile, dei lettori dei giornali, dei vicini senza casa lesionata che hanno accolto chi invece aveva subìto danni.
Di fronte alle ferite di segno diverso della nostra Italia in crisi – demografica, di legalità e partecipazione, crisi politica, economica e culturale – la risposta degli italiani è stata chiara: il bene comune ci unisce al di là della violenza. Anzi, quando la violenza colpisce, la risposta della solidarietà umana diventa più forte ancora, perché «nella perfetta non violenza c'è perfetta assenza di odio», come suggerisce Gandhi, profeta della non violenza.