La verità su Pio XII

Sono sempre alla ribalta i presunti silenzi del papa sulla Shoah. Dalla Germania arrivano nuovi studi. Per chi volesse saperne di più, può essere utile il libro "La congiura di Hitler Il rapimento di Pio XII", Città Nuova 2014.  
Fonte: Wikipedia

Margherita Marchione era una piccola suora americana che ha difeso fino alla morte, avvenuta nei giorni scorsi, la memoria di Pio XII, infangata dall’accusa di silenzio colpevole sull’Olocausto. L’accusa nasce dal dramma del 1963, Il Vicario di Hochhuth, che ha fatto il giro del mondo. Ed è nata la leggenda nera su questo papa, tanto che alcuni esponenti del mondo ebraico lo hanno condannato – anche in Israele – impedendone di fatto pure la beatificazione.

Il capoarchivista del Bundestag, lo storico tedesco Michael Feldkamp, svolge da tempo ricerche su Pio XII confluite in un’opera “Pio XII e la Germania” scritta per un pubblico ampio. Lo storico ha visionato le migliaia di documenti sul papa negli Archivi vaticani ormai aperti, contenenti le missive diplomatiche e non solo, con ancora migliaia di documenti da esplorare. Ha fatto una scoperta: Pio XII inviò un rapporto agli americani sugli stermini nazisti  nel marzo 1942 scrivendo al presidente  Roosvelt su «qualcosa di terribile che sta  accadendo in Europa nelle zone di guerra».  Non fu creduto. Ma il papa si occupava degli ebrei quasi quotidianamente.  Già nel 1941 Pacelli aveva ricevuto un cappellano militare che veniva dall’Est, don Pirro Scavizzi, che lo aggiornava sul circa un milione di ebrei uccisi, anche con la complicità di alcuni polacchi.

Fonte: Wikipedia

Pacelli reagiva scrivendo una lettera di denuncia del crimine da far leggere nelle chiese polacche, ma il cardinale  Sapieha s’era spaventato: i nazisti se l’avessero avuta avrebbero portato maggiori distruzioni, e l’aveva bruciata. Meglio operare in silenzio. Il papa però parla. Non sa che Goebbels, il ministro della propaganda tedesco, scrive nel suo diario: «Hitler è inesorabile, è deciso ad annientare le chiese cristiane dopo la vittoria». Non solo ma Hitler  ha confidato al generale spagnolo Franco: «Pacelli è un mio nemico personale». Tant’è vero che quando il papa nel 1939 era stato incoronato mancava appositamente la delegazione tedesca.

A natale del ’42 Pacelli parla chiaro, pur nel linguaggio allusivo e offre la sua solidarietà alle persone  che «a causa della loro stirpe sono destinate alla morte o a un progressivo disfacimento». Gli ebrei, è chiaro a tutti. Hitler perde le staffe. Ma c’è di più. Il papa è preso da un progetto rischioso, folle: destituire Hitler. Una vera congiura insieme alla resistenza cattolica tedesca che vuole coinvolgere inglesi e americani. Le cose vanno molto avanti, in Vaticano oltre il papa non lo sa nessuno. Si sarebbe potuto fare? Forse, se inglesi e americani ci avessero creduto. Certo, loro sapevano dell’Olocausto, già nel ’44 un aereo inglese fotografa Auschwitz, ma lo si saprà solo nel 2004. Non fecero molto per gli ebrei, non era la loro priorità all’epoca.

Pio XII  operava: salvò personalmente 15mila ebrei, aprì chiese e conventi a Roma e altrove per nasconderli. Ci furono scontri per questo motivo anche a Roma tra nazifascisti e guardie vaticane. Secondo il console ebreo a Milano, Pinchas Lapide, la chiesa cattolica salvò circa 800mila ebrei. Nel ’58 quando Pacelli morì i dirigenti israeliani, come Golda Meir, furono riconoscenti per l’operato papale. Del resto Pacelli era stato di fatto quasi prigioniero in Vaticano in Roma occupata dai nazisti: sapeva che Hitler aveva dato l’ordine di deportarlo ed aveva preparato un atto di abdicazione nel caso…

C’è una revisione da fare. J. Cornwell autore di un libro diffuso “Il papa di Hitler” dopo la pubblicazione dei documenti ha dovuto compiere una sorta di ritrattazione. Le ricerche continuano e gli animi con gli anni si calmano in favore della verità.

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