La Vecchia Signora fa cinquina

Una storia di vittorie, uno stile che racconta di una mentalità invidiabile, generazione dopo generazione calcistica. Un primato che ha il sapore dell’impresa. Lo slogan: battersi ancora #FinoAllaFine
Juve

“Ciò che è fatto bene, si può fare meglio” amava dire Edoardo Agnelli, figlio di Gianni, “l’Avvocato” Agnelli che legò il nome della famiglia alla scalata della FIAT e della Juventus, scrivendo una delle più note pagine della storia italiana nel mondo del dopo guerra.

 

E’ un pezzo di storia che è diventato un marchio di fabbrica dello stile della più vincente società del calcio italiano: lo hanno chiamato stile Juve e racconta di una mentalità invidiabile, generazione dopo generazione calcistica.

 

Una storia di vittorie la cui ultima pagina è stata scritta Lunedì 25 aprile, quando il gol di Nainggolan allo scadere di Roma-Napoli ha chiuso matematicamente ogni speranza di rincorsa dei partenopei sulla capolista. Con tre giornate d’anticipo, la Juventus si laurea campionessa d’Italia per la trenduesima volta, avendo accumulato già 12 punti sui partenopei al secondo posto. Ma non è una vittoria come altre, benché possa apparire banale ricordare che ogni trionfo è diverso.

 

Questo primato ha il sapore dell’impresa per molteplici motivi, elencando i quali è oggettivamente inevitabile rendere onore alla migliore società del movimento calcistico del paese da almeno cinque anni a questa parte, senza riesumare decenni pluridecorati.

 

Come dimenticare, in primis, la partenza a fari spenti all’insegna di quello che doveva essere un classico anno di transizione: vicina alla perfezione nella scorsa stagione, con la vittoria del campionato e della coppa Italia, seconda in Europa solo per essere incappata in finale nei mostri sacri del Barcellona, la Vecchia Signora del calcio italiano aveva saluta in estate il “Renzo Piano della mediana, Andrea Pirlo, la rabbiosa efficacia a tutto campo di Vidal e la fame agonistica da rapace dell’area di Tevez. Tre undicesimi di lusso che avrebbero fiaccato la competitività ai vertici di molte società, si diceva, ma non di questa Juventus Evidentemente.

 

Si pensava altresì che dopo quattro scudetti consecutivi fosse inevitabile e comprensibile che buona parte dello spogliatoio, in primis nei suoi senatori quali Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio, vedesse calare le motivazioni per battersi ancora #FinoAllaFine, come recita il mitico coro dello Juventus Stadium che è diventato anche un hashtag virale nell’era dei social network. Ed in effetti dopo dieci giornate la Juventus distava ben 11 punti dalla vetta…  Si pensava che mister Allegri “steccasse” al secondo anno, come aveva fatto in quel suo primo anno al Milan che nel 2010-2011 aveva portato a vincere lo scudetto su un’Inter ancora zeppa di campionissimi. Si pensava che, anche solo per la mai dimostrata ma pur sovente letale legge dei grandi numeri, inanellare una cinquina di scudetti fosse improbabile.

 

La prima e unica squadra a vincere per un lustro era stata infatti solo la Juve, già di proprietà della famiglia Agnelli, del cosiddetto Quinquennio d'oro dal 1930 al 1935, dal 3° al 7° scudetto della storia bianconera. Considerato che il Grande Torino vinse dalla stagione 1942-43 alla 1948-49 ma quella del1943-44 si giocò con un campionato a Nord e uno a Sud, mentre il primo dei cinque titoli dell’Inter vincente dal 2005 al 2010 fu assegnato a tavolino dopo il processo per Calciopoli, solo la Juventus ha eguagliato sé stessa in Italia. Nei campionati principali esteri, solo il Real Madrid è riuscito a vincere dal 1985 al 1990, anche se il record è del Lione, regina di Francia per sei volte consecutive dal 2001-02 al 2007-2008.

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