La vacanza che non ho
Il 78 per cento degli italiani quest'anno non andrà in vacanza veramente, perchè chiunque ha ancora un lavoro se lo porterà di fatto in vacanza. È quanto emerge da un recente sondaggio condotto dall'azienda Regus. La tecnologia – dagli smartphone alle e-mail ai notebook –, in questi anni sta cambiando usi e costumi del popolo italico e delle famiglie. Staccare la spina diventa sempre più difficile, ma non è impensabile: «un ritorno alla lentezza. Una modalità valida non solo nello slow food ma anche dello slow thinking (il pensare lento) – ha dichiarato recentemente il professor Luigino Bruni della Bicocca di Milano ad un incontro che si è tenuto a Castel Gandolfo con le giovani famiglie -. L’accelerazione dei tempi a cui inesorabilmente ci stiamo abituando, produce effetti negativi nelle persone. A scuola sempre più i ragazzi vanno in classe con i telefonini, e vedi che la gente è meno attenta, il rischio è di un mondo sempre distratto che non va in profondità nei rapporti».
Insomma se il lavoro c’è, lo si vive male in famiglia a causa di questi ritmi: «Un grande compito della famiglia oggi – ha detto Bruni, che per Città Nuova ha recentemente pubblicato Le nuove virtù del mercato –, è di porre dei limiti al lavoro. Occorre dirsi “è un aspetto importante della vita, ma non è tutto”». Nel mondo post-moderno dove la gente mette nel lavoro anche la propria identità, ha proseguito Bruni, «non c’è più un confine netto tra lavoro e non lavoro». Un effetto che ha ripercussioni più amplificate con la crisi che ha investito l’Europa. Per molte famiglie, infatti, non non si parlerà di vacanze e il grande problema resta quello del lavoro che manca, del lavoro precario, ma anche del lavoro troppo spesso considerato come "merce": «Questa crisi quindi ha più livelli. C’è sia un livello finanziario, economico ed occupazionale, ma non solo. Ci sono livelli anche meno visibili. C’è una crisi dei rapporti tra le persone, una crisi di fiducia, una crisi dovuta a troppa crescita non sostenibile con i consumi richiesti alle famiglie».
La soluzione allora è nel dare spazio ad altri beni di cui la famiglia in modo naturale è portatrice: beni civili, relazionali, spirituali, liberi e comuni. Il nucleo familiare, in vacanza o no o senza l'ultimo IPhone, è sempre la forza più profetica e intraprendente del tessuto sociale ed economico: «il luogo dove abbiamo altri registri dello stare insieme – ha detto Bruni –, quello di una reciprocità non commerciale, di mutuo vantaggio e di mutua assistenza, dove il denaro ha valore se rafforza gli altri linguaggi».
La crisi non manda in fallimento il sistema famiglia. Perché? Scopriamolo con due titoli del catalogo di Città Nuova: Luigino Bruni, Le nuove virtù del mercato Città Nuova 2012; Aurelio Molè, Famiglie vive. Storie di Vangelo Città Nuova 2012.