La TV dei ragazzi

“Con mio disappunto, ho letto su Avvenire che verranno ridotte o addirittura abolite alcune trasmissioni per ragazzi. questi ultimi giorni però hanno allestito, poco dopo il telegiornale, una trasmissione nella quale i piccoli protagonisti sono invitati ad esprimere il loro parere. Da quello che posso dire, ne ho visto solo tre puntate, mi sembra che quelli che guidano le redini siano sempre gli adulti… Un’occasione perduta! Sapesse quante cose ho imparato ascoltando i miei bambini anche piccoli!”. Un papà molto vicino ai suoi bambini Le sue osservazioni sono giustissime. La nostra tv è basata sul profitto economico, quindi viene eliminato tutto quello che non genera denaro. C’erano state invero delle iniziative che vedevano i ragazzi protagonisti. Addirittura c’è stato un comune che ha fatto una giunta comunale “ombra” composta da ragazzi. Ma sono iniziative che hanno avuto poco seguito.Voler modellare i caratteri secondo i criteri poco umani degli adulti è una violenza. Sopprimere, o almeno non lasciare libera espressione ai bambini, è violenza anche questa. Quello che è più grave, con conseguenze negative sul piano psicologico, è che l’adulto non si rivolge quasi mai al bambino come “persona”… Viene violato uno dei princìpi fondamentali della psicologia interpersonale, cioè il “rispetto”. Per tutti l’interlocutore, anche fosse un malato grave, è un essere umano che ha diritto ad essere rispettato. Ho visto anch’io tre puntate della trasmissione citata, sperando che finalmente si desse modo di apprezzare le inesauribili, fantasiose qualità dell’infanzia: purtroppo, come lei dice, i veri protagonisti erano sempre gli adulti, e “adulti” erano i quesiti posti ai bambini. C’è solo da sperare nella nuova gestione, che dovrebbe ridare voce ai bambini, libera da condizionamenti… dovrebbero sorgere registi capaci di dirigere i piccoli senza però livellarne il tono o, peggio, accomodandolo sui modelli adulti attuali, invero molto poco creativi. Ci sarebbe tanto bisogno di questa sincerità genuina, di ascoltare senza degnazione quello che i bambini dicono. Li sottrarremmo alla globalizzazione psicologica che li sta livellando, uniformandoli a comportamenti “preconfezionati” dagli spot pubblicitari e dai soliti, ripetitivi modelli tv. I bei giochi all’aperto tra coetanei, basati sulla creatività sono diventati videogiochi anch’essi creati dagli adulti, vissuti in solitudine…

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