La tv dei ragazzi secondo Disney
Quali sono le caratteristiche dell’offerta Disney?
«In uno scenario televisivo particolarmente complesso in cui emergono più di 30 canali a pagamento, la Disney propone un’offerta di tre diversi brand per rispondere agli specifici target. Disney Channel, per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, è un live action, vuol dire che sono in palinsesto solo programmi fatti con ragazzi in carne e ossa e fa ascolti quadrupli rispetto ai concorrenti dei canali pay, a pagamento. È preferito in modo particolare dal pubblico femminile che ama la live action rispetto all’animazione. Mentre il Disney Junior ha come target il pre-scolare, la fascia dai 3 ai 7 anni, e Disney XD è simile al Disney Channel ma con molta più avventura, azione e cartoni animati per cui attira un pubblico più maschile. Ogni canale, però, ha un punto d’ingresso, cioè dei personaggi, delle storie e dei programmi adatti sia per il pubblico maschile che quello femminile. Con Disney in English abbiamo un canale educativo per poter vedere i programmi in lingua originale, è un modo per esercitare l’apprendimento. Prediligiamo l’inglese britannico e le storie in lingua di facile comprensibilità».
Fornire dei dati di ascolto dei canali è sempre complicato?
«Sono dei dati complessi perché misurati e valutati in vario modo. I canali free, gratuiti, misurano gli individui che seguono un programma mentre i canali a pagamento valutano i dati specifici del target del canale. Non posso fare un confronto con i canali, per es. della Rai, perché il 75 per cento dei bambini non può vedere i canali Disney. Posso dire che la serie tv Violetta ha avuto picchi di 300 mila telespettatori: ascolti equivalenti a quelli che sta facendo su Rai Gulp».
Qual è la vostra linea editoriale?
«Esiste una differenza nella scelta dei valori educativi più importanti nei genitori americani, che per i propri figli preferiscono l’intelligenza, e per i genitori europei che mettono in evidenza la felicità e la serenità. Noi cerchiamo di fare programmi che soddisfano sia gli americani che gli europei. In generale preferiamo l’approccio europeo: fare di un bambino una persona felice piuttosto che geniale. Dal punto di vista educativo siamo estremamente severi perché abbiamo un’istituzione che si chiama Complaints che controlla ogni singolo minuto di programmazione per verificare che i nostri messaggi siano positivi. Si verifica anche che siano rispettati valori come l’amicizia, saper lavorare insieme per superare le difficoltà, l’ottimismo. Sappiamo che i nostri personaggi sono dei modelli per i telespettatori per cui devono avere dei comportamenti moralmente giusti. Se fanno degli errori, o non rispettano le regole, il bambino a casa sa che bisogna pagarne le conseguenze. Controlliamo tutti i messaggi veicolati dai nostri canali perché vogliamo che siano considerati educativi dai ragazzi e dai loro genitori».
Quali programmi hanno più successo?
«Phineas e Ferb, due ragazzi inventori, mi piace molto anche come mamma. Sono molto divertenti anche serie come Buona fortuna Charlie che parla di una normale famiglia americana con 5 figli.
Hanno un grande successo anche gli archetipi narrativi che rimandano alla Cenerentola di turno, come la visione sognante, fiabesca, legata al mondo delle principesse e lento per la musica. Su Disney Junior troviamo l’interessante commistione di personaggi moderni e classici nei cartoni Jake e i pirati dell’isola che non c’è, dove moderni piccoli pirati incrociano la spada con Capitan Uncino, mentre in Sofia la principessa, una bambina qualsiasi catapultata in una vita di corte si relaziona con le fate classiche de La Bella Addormentata nel bosco. Si integrano così il mondo tradizionale delle favole con i protagonisti della Disney di oggi per dei cartoni che incontrano il favore di tutte le generazioni in tutto il mondo».