La truffa dei falsi amici virtuali
Le ultime notizie dall’era dei social mettono la lente d’ingrandimento su Instagram, piattaforma di condivisione di foto e video in ascesa, con già 300 milioni di utenti attivi nel mondo.
Premessa per i diversamente internauti
Questo social network si caratterizza per la possibilità di immortalare, attraverso foto o video, istanti delle proprie giornate, rendendo quindi le immagini virali attraverso hashtag, ossia categorie precedute da “#” generiche rintracciabili facilmente da qualsiasi utente (esempio #Disney). È un’applicazione gratuita, diffusasi a macchia d’olio attraverso le interconnessioni che l’utente può in ogni istante promuovere attraverso altri numerosi social network. Sviluppata da Kevin Systrom e Mike Krieger, è stata lanciata il 6 ottobre 2010: oggi è compatibile non solo con qualsiasi moderno iPhone, iPad o iPod Touch (creature Macintosh, per capirci), ma anche con i dispositivi che supportano Android.
Effetti collaterali da popolarità
Come altri social network, Instagram vive di followers, ossia utenti che seguono gli aggiornamenti di altri per interesse, legame o curiosità. Almeno, così avrebbe dovuto essere. A quanto emerge, però, non sembra andare sempre così: lo scorso dicembre, Instagram ha rimosso numerosi profili falsi (fake account) o inattivi per ripulire il proprio servizio. La notizia ha fatto scalpore perché tanti vip si sono visti diminuire di colpo la quantità di fan internauti al seguito. Justin Bibier, Kim Kardashian e Rihanna i nomi più noti al pubblico mondiale: cosa non si farebbe per un po’ di celebrità! Nonostante una serie di novità recenti rivolte alle aziende che vogliono promuoversi, tra le quali l’arrivo del pulsanti “compra ora”, “installa ora” e “scopri di più” su un prodotto, la purga di quasi 20 milioni di account falsi dello scorso dicembre è servita a poco: la piattaforma rimane preda di numerosi account fasulli.
Bot da orbi
La bolla dei “bot a pagamento”, ossia profili fasulli da acquistare in blocco sempre più completi, corredati da nome, cognome, foto profilo, biografia, città d'origine ecc. appare sostanzialmente incontrollabile per Instagram, come lo era già stata per Facebook, Twitter e tutti gli altri social. La percentuale di utenza fasulla sale al 27 per cento se ai profili fake si aggiungono gli account inattivi, ossia che non hanno mai caricato una foto o un video. La falla è stata svelata negli ultimi giorni da un gruppo di analisti informatici italiani coordinato da Andrea Stroppa con il supporto dell’azienda Alkemy Lab. Dopo avere realizzato l'identikit del profilo fake su Instagram, acquistandone 20mila in blocchi da duemila forniti da dieci siti diversi, Stroppa e company hanno sovrapposto quelle caratteristiche al campione di oltre 10 milioni di profili, per un totale di 570 milioni di contenuti pubblicati. Conclusione: quasi un utente su dieci non corrisponde a persona o ente.
Follower quanto mi costi
Essere seguiti può pagare, soprattutto se qualche azienda o gruppo commerciale punta sul vostro profilo e si avvale così della visibilità che assicurate parlando dei suoi prodotti. Secondo Stroppa, su Instagram 1000 followers costano dieci dollari ed il prezzo aumenta anche fino a 35 dollari se si vuole acquistare un pacchetto di seguaci ben definiti, insomma un target ad hoc. Instagram dal canto suo non dichiara numeri certi sul fenomeno, ma di certo non avere chiarezza sulla platea effettiva rischia di compromettere gli investimenti in pubblicità di chi si avvale con fiducia della piattaforma, dato anche il 19,8 per cento di utenti inattivi che completa il suddetto quadro.
Morale della favola
La versione 7 dell'applicazione, già disponibile in versione aggiornata per i sitemi operativi iOS e Android, può trasformare buona parte dei 300 milioni di utenti Instagram in reporter digitali “sul campo” ma attenzione: la logica della quantità a prescindere dalla qualità può deludente tanto sul piano relazionale quanto economico. Dal punto di vista strategico, investire su Instagram resta un’opportunità da sfruttare, purché si abbiano risorse che consentano per lo meno una minima verificare di interazioni e “followers”.
Da un punto di vista umano, il rischio è che la rincorsa spasmodica all’idea di apparire popolari o ricercati possa mortificare la veridicità di relazioni di condivisione, anche piccole ma reali, a vantaggio di grandi numeri, pur vuoti quanto a corrispondenza relazionale reale, per i quali compiacersi. «Crescete e moltiplicate i vostri followers», potremmo parafrasare, purché non si dimentichi di dare alla logica commerciale quella che è mera logica commerciale, e alla relazione umana, di cui i social network possono essere prezioso strumento, quella che è reale e irrinunciabile relazione umana.