La tromba di Marco Pierobon
Invecchierà mai la musica di Gershwin? Domanda d’obbligo: il tempo fa giustizia di una congerie immensa di musiche dal Seicento a oggi. Ma, nel caso dell’americano George, non sembra proprio. Una riprova si ha se si ascolta Porgy and Bess, l’ouverture, e la Rapsodia in blu.
La tromba di Marco Pierobon è un fuoco d’artificio neobarocco, una illusione fantastica all’estremo, una gioia di ritmi jazzistici coniugati a una certo europeismo musicale che non dimentica la voglia dell’improvvisazione (ma non lo facevano forse Paganini, Beethoven, Liszt?) e soprattutto della libertà. Pierobon della tromba fa quello che vuole, cioè la fantasia pura. Perché, anche se segue la partitura precisa di Gershwin, la sua interpretazione così sentita, personale, viscerale fa di questo strumento “impossibile” (impossibile o quasi non “scrocchiare”) un sole scoppiettante vitalità, ottimismo, energia.
Lo capiscono i giovani dell’Orchestra sinfonica di Roma, lo sa il direttore Francesco La Vecchia che accompagna sottilmente, con intelligenza. Qui c’è ritmo, occorre lasciarsi portare, ballare mentalmente ed è tutto luce, senso, gioia. Anche nell’Ouverture Cubana e in Un Americano a Parigi. Trionfo, e un consiglio: acquistare i cd del ricciuto Pierobon.