La trinità/1
Ilario di Poitiers - Città Nuova
Cercare una risposta sul fine dell’esistenza resta la possibilità più alta della vita ed il circolo vizioso del bisogno e della sua soddisfazione non sembra dare alcuna indicazione a riguardo. Una vita tranquilla, l’affermazione economica, una ricchezza spensierata sono legittime attese se non cancellano la domanda più radicale in cui il successo ed il fallimento di quei tentativi trovano senso.
1650 anni fa Ilario di Poitiers parte da queste considerazioni per offrire come risposta la fede in Cristo e nella Trinità. Uomo colto, marito e padre, riceve il battesimo da adulto e diviene vescovo. Nella seconda metà del IV secolo entra nella discussione che contrappone posizioni teologiche alternative. Tra queste: i sabelliani, che considerano le tre persone della Trinità solo dei modi di presentarsi dell’unico Dio, gli ariani che considerano il Cristo un uomo elevato ad essere Dio ma inferiore al Padre, e quanti sostengono la fede del Concilio di Nicea, ancora oggi professata da tutti i cristiani, che afferma l’unità di Dio nella diversità delle Persone del Padre, Figlio e Spirito Santo, e l’essere Cristo vero Dio e vero uomo.
Ilario paga la sua presa di posizione con un esilio in Oriente e qui scrive il suo La trinità. Un testo che rappresenta un punto di non ritorno, uno dei primi della teologia speculativa, in cui sostiene il credo di Nicea. La fede è presentata come una risposta che supera la filosofia stoica e platonica, ed offre all’uomo una speranza di felicità autentica.
Queste pagine ci fanno capire che i Padri non vivevano in un’epoca felice con una fede semplice ed ingenua; la loro grandezza è invece nell’aver cercato la verità con sguardo aperto, facendo i conti con la cultura del loro tempo, articolando risposte che ancora oggi ci danno soluzioni, ci interrogano e ci spingono al dialogo con i nostri contemporanei.