La Trento di Chiara

Il giornalista Franco De Battaglia ripercorre “quasi sottovoce” luoghi apparentemente anonimi e comuni della città, che sono diventati culla del carisma dei Focolari
De Battaglia Folghereiter

La storia sa indubbiamente sorprendere, per le contraddizioni e per le casualità, apparentemente fortuite. Trento ne è in certo senso la prova. Città del concilio dove venne sancita la divisione tra Lutero e la chiesa cattolica è nello stesso tempo culla del carisma dell’unità di Chiara Lubich, che nel 1943 proprio tra i rioni poveri e anonimi, martoriati dai bombardamenti della guerra, diede vita ad un movimento che ha fatto della riconciliazione e del dialogo la sua prerogativa.

 

Il giornalista trentino Franco de Battaglia, già direttore di uno dei principali quotidiani della regione e ora editorialista del Trentino, ha voluto percorrere questi luoghi anonimi “sottovoce”; armato di un taccuino, anzi di due – come racconta lui stesso – per indagare dentro un percorso, fatto di cantine e di chiese, di strade e di case comuni, diventato nel tempo un itinerario spirituale per i molti aderenti al movimento dei focolari, che qui si recano da tante parti del mondo, e non solo. Questa passeggiata, annotata scrupolosamente su pagine e pagine è diventata un libro: A Trento con Chiara Lubich – Le parole dei luoghi (Il Margine ed.)

 

Ieri sera, nella sala della Filarmonica, il libro è stato presentato in anteprima alla città, a pochi giorni dall’anniversario della dipartita di Chiara Lubich, protagonista di queste pagine dense. Il giornalista Alberto Folgheraiter ha incalzato l’autore del libro e Eli Folonari, tra le prime compagne di Chiara, non trentine, con gentili provocazioni e con la curiosità di chi si accosterà per la prima volta a questa guida di Trento veramente singolare.

 

«Ma non era tutta un’utopia? Quali crucci aveva Chiara? Ma il dialogo era più semplice con gli altri e più difficile con i cattolici? Che donna era Chiara nella quotidianità?». Questi sono alcuni degli interrogativi posti da Folgheraiter.

Eli Folonari risponde raccontando episodi, fatti di cui è stata testimone: il pranzo con Giovanni Paolo II, quando venne accolta la richiesta che a capo del movimento vi fosse sempre una donna; l’incontro con Alcide De Gasperi, conterraneo di Chiara, i momenti familiari della fondatrice del movimento. «Chiara credeva che tutti possono vivere il Vangelo, l’operaio e la madre di famiglia, e che Dio ha un disegno d’amore su ogni persona – continua la Folonari -. Chiara viveva e creava una società rinnovata dal Vangelo. C’erano i dolori, come del resto nella vita di Gesù, dove c’erano gioie e dolori». «Che tutti siano uno è il sogno di Gesù e noi abbiamo cominciato a costruirlo con chi ci è vicino, questa è la società nuova: vincere il proprio egoismo amando l’altro», conclude con convinzione.

 

«Ho fatto l’uomo in ricerca» esordisce invece Franco de Battaglia, spiegando le origini del libro. «Circa tre anni fa, ho voluto ripercorrere i posti che hanno visto, come catacombe, nascere da una piccola fiamma un tale movimento. La passeggiata però nei luoghi che sono stati anche quelli della mia fanciullezza si è trasformata in un colloquio con Chiara sulle guerre che continuano, sui dubbi che lacerano l’umanità, su quel grido di Gesù che continua a interrogare la storia, – confessa non senza commozione -. Le riflessioni in queste strade, in questi luoghi, aggiungono una forza che consente di affrontare l’oggi e rendono civile e attuale il messaggio di Chiara e fanno scoprire anche a noi trentini, senza rivendicazioni, una città che non è solo mercato, ma luogo dove è passato un pezzo di storia civile e dello Spirito».

 

«Non un itinerario di turismo religioso, per carità – tiene a specificare l’assessore alla cultura Lucia Maestri -, ma un percorso di sofferenza e di riscatto di una donna, di un passato e di un futuro che si costruisce insieme, come Chiara Lubich ci ha insegnato a fare, facendo di ogni differenza una ricchezza. Una persona viene informata nel suo essere dal luogo in cui è nata, ma anche quel luogo viene informato dall’essere di una persona. Chiara ci ha consegnato un messaggio e una testimonianza di cui tutti siamo responsabili oggi».

 

Vivace il dialogo con la sala, che ospitava parenti di Chiara e delle sue prime amiche, compagni di scuola, i primi aderenti alla nuova spiritualità o gli osservatori curiosi che dopo più di mezzo secolo ancora faticano a capire come tutto questo sia potuto succedere nella loro Trento, a quelle che erano figlie di una conoscente o di una vicina. Il libro di de Battaglia forse non risponderà ai dubbi e alle domande inespresse o dette sottovoce dai suoi concittadini, indubbiamente però è un invito a salire e scendere per quelle strade e quelle vie e a lasciarsi interrogare sulle sfide a cui Chiara, da Trento cominciò a rispondere, sfide che non sono di un tempo, ma che anche oggi «chiedono di non essere sfuggite, ma risolte insieme, come iniziarono a fare nel 1943 “la Natalia, la Lia, la Ginetta,..” leggendo al lume di candela, nella cantina di via Travai un piccolo Vangelo».

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