La trappola del dialogo demone
Giulia Altera, giovane e bravissima psicoterapeuta e trainer della terapia di coppia focalizzata sulle emozioni, ha individuato delle vere e proprie “micce” capaci di accendere le discussioni. Avere presenti quali sono può essere funzionale a disinnescarle e a spegnere l’incendio sul nascere. Esse sono: l’intimità, l’ordine e la pulizia, il denaro, i parenti, la cosiddetta sindrome della falsa memoria, i consigli non richiesti sulle attività dell’altra persona, l’educazione dei figli, le vacanze, e l’abitudine alla ricerca del capro espiatorio.
Nello specifico, per ciò che riguarda l’intimità, uno dei partner potrebbe lamentare l’assenza di rapporti sessuali mentre l’altro dire che c’è troppa attenzione a questo aspetto, quasi un’ossessione per il sesso. La stessa polarizzazione potrebbe verificarsi per l’argomento ordine e pulizia: uno dei partner potrebbe essere molto attento a questi aspetti e accusare l’altro di essere disordinato, il quale a sua volta potrebbe difendersi asserendo che c’è un’esagerazione per questo aspetto, quasi una maniacalità.
Anche per l’uso del denaro facilmente potrebbe crearsi un motivo di conflitto, a seconda che si consideri l’altro come troppo parsimonioso o troppo spendaccione. Un altro territorio meritevole di attenzione riguarda, secondo l’analisi di Giulia Altera, la cosiddetta “sindrome della falsa memoria”, cioè il ricordare gli stessi eventi in maniera diversa, in una sorta di distorsione cognitiva per cui si ricordano più facilmente gli errori del partner che i nostri.
Un altro territorio ancora, molto battuto, è quello cosiddetto dei “consigli non richiesti” che possono riguardare molte aree come la guida, la gestione della casa o la vita in generale. In particolare, al riguardo, una coppia confliggeva molto su questo aspetto dei consigli non richiesti. Entrambi primogeniti, entrambi molto attenti alle regole, ognuno, anche con buone intenzioni, “correggeva l’altro” fino a provocare un gioco al massacro a chi “beccava” di più l’altro in difficoltà. Era sicuramente una dinamica inconsapevole che derivavano dalle loro famiglie d’origine dove entrambi erano stati molto redarguiti.
In maniera automatica ripetevano lo stesso schema relazionale di rimprovero e correzione tra loro ma questo, alla lunga, generava risentimento, incomprensione e riattivava i loro vissuti di bambini feriti, sempre manchevoli e sempre sotto osservazione. Altri territori potenzialmente pericolosi, riguardano le questioni educative rispetto ai figli o addirittura rispetto agli animali domestici, il rapporto con le famiglie d’origine e il tema di dove andare in vacanza. Sono tutte potenziali micce a cui fare attenzione!
Infine degni di nota sono i territori della comunicazione critica e dell’incolpare l’altro. L’ultima miccia, quella dell’incolpare l’altro, richiama un altro concetto molto importante nella terapia di coppia focalizzata sulle emozioni, fondata da Sue Johnson, e cioè il concetto di dialogo demone. Con tale termine si indica un dialogo che, proprio come un demone, può portare la coppia ad allontanarsi o ad avviare un’escalation conflittuale.
I dialoghi demone sono tre. Il primo, già accennato, si chiama “trova il cattivo” in quanto un partner punta il dito contro l’altro attribuendo a lui o a lei tutta la responsabilità del disagio di coppia.
Il secondo dialogo demone si chiama “polka di protesta” ed è il più comune. In genere i partner assumono due ruoli: l’inseguitore e il ritirato. L’inseguitore è colui che nel conflitto alza la temperatura emotiva, il ritirato l’abbassa e la strategia di un partner alimenta la reattività dell’altro. Questo crea un ciclo negativo di interazioni che può proseguire all’infinito. L’inseguitore, cioè il partner che protesta e critica, in realtà, sta cercando di ridurre la distanza nella relazione, di battersi affinché il rapporto sopravviva. E anche il partner ritirato, che si tira indietro, che non vuole discutere, in realtà, vuole solo calmare le acque, e riportare la pace all’interno della relazione, proteggendo sé stesso e l’altro dagli scontri e dai pesi emotivi. Entrambi stanno cercando di prendersi cura della relazione come possono.
Questo secondo dialogo demone può però condurre a un terzo dialogo: quello che Sue Johnson ha definito “immobilizzati e scappa”. Entrambi i partner sono bloccati, probabilmente l’inseguitore è in burn out e si è ritirato anche lui. I partner sono chiusi in loro stessi. Evitano le discussioni. Stanno lontani da tutto ciò che potrebbe far scoppiare un altro litigio. Vivono ancora insieme, ma hanno quasi smesso di comunicare, ognuno nella propria solitudine, in un angolo.
Riconoscere questi dialoghi demone è fondamentale. E per farlo il primo passo è diventare consapevoli che l’altro partner non è un nemico, bensì il nemico è il ciclo, il dialogo demone in cui si è intrappolati. Quindi, piuttosto che lottare fra loro, si può cambiare strategia: allearsi contro il nemico comune rappresentato dallo stesso ciclo disfunzionale (ossia uno dei dialoghi demone) che minaccia la felicità di entrambi.
Proprio questo diceva M. alcuni giorni fa: «Ho scoperto che insieme possiamo essere una squadra che combatte per lo stesso scopo, non più uno contro l’altro, ma insieme contro la dinamica relazionale che ci fa soffrire».
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